Ma perché le adozioni sono inserite nel Terzo Settore?

Salve, ho letto con interesse l’intervista al Ministro Boschi, ma non riesco a capire una cosa: da quando le adozioni sono materia da Terzo settore? Spero vogliate chiarirmi questo aspetto.

Cordiali saluti

Clara

 

CRINO (2)Buongiorno Clara,

in una battuta potremmo dire che sono materia da terzo settore perché i bambini non possono certo essere venduti. Al di là della battuta, provo a spiegarmi un poco più dettagliatamente. Uno dei requisiti richiesti dalla legge agli enti autorizzati è infatti già ora quello di essere senza scopo di lucro, caratteristica che viene appunto associata al terzo settore. L’alternativa potrebbe solo essere che le procedure adottive fossero seguite anche da imprese, ovvero da soggetti giuridici che hanno come scopo quello di massimizzare il guadagno realizzato nell’attività commerciale svolta. Se però l’attività commerciale esercitata è quella di aiutare i minori in stato di abbandono a trovare una famiglia, il rischio è quello appunto di realizzare utili sulla pelle dei minori abbandonati. Se, al contrario, la possibilità di realizzare utili e quindi il mero interesse personale sono preclusi, l’interesse di un’ organizzazione del terzo settore dovrebbe essere esclusivamente quello di assicurare il migliore incontro possibile tra minori abbandonati e famiglie accoglienti. C’è di più. La teoria economica più recente, ricercando l’elemento che davvero può distinguere il profit dal non profit, è arrivata ad escludere che questo possa essere semplicemente l’assenza di lucro. L’elemento ricercato è invece individuato nella produzione da parte delle organizzazioni realmente non profit di beni cosiddetti relazionali (citati non a caso anche nelle Linee guida di riforma del terzo settore del governo Renzi), beni cioè che hanno un valore sociale in termini di costruzione di relazioni e, attraverso queste, di virtù comunitarie come la fiducia e l’apertura agli altri. Tali beni non possono ovviamente essere valutati attraverso meccanismi di mercato e sono quindi fino ad ora sfuggiti all’analisi economica condotta con metodi tradizionali; parimenti, però, si vanno sempre più affermando come l’elemento non ancora identificato che distingue le costruzioni sociali che perdurano nel tempo da quelle che invece declinano. Tutti i servizi alla persona offrono esempi di beni relazionali: posso curare un malato, e le cure sono un bene di mercato alle quali è possibile dare un prezzo, posso però farlo standogli vicino e confortandolo oppure no. Se, oltre a curarlo, gli sto vicino, sto producendo beni relazionali, costruisco cioè una relazione che non è rilevabile attraverso meccanismi di mercato, non ha un prezzo, ma produce una relazione. Allo stesso modo, devo seguire una coppia o preparare un minore all’adozione svolgendo correttamente tutte le procedure; posso però farlo stando loro vicino e assicurando sostegno e conforto oppure no. Tutto bene allora se le adozioni internazionali sono realizzate dal terzo settore? Basta guardare la realtà italiana per capire che non è così. I punti da migliorare sono a nostro avviso tanti e lo stesso governo Renzi ha appunto annunciato, tra le diverse riforme, anche quella dell’adozione internazionale. Su come fare la riforma, i pareri sono spesso discordanti. Che però questo gesto d’amore non possa ridursi soltanto alla vendita di un servizio credo sia un obiettivo condivisibile da chiunque. Troppe cose nel nostro mondo hanno ormai un prezzo, non diamolo anche ai minori in stato di abbandono.

Cordiali saluti,

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi.