Maria Novella De Luca: Le adozioni internazionali dovrebbero essere oggi materia di dicasteri forti, come gli Esteri.

adozioniRiportiamo la versione integrale dell’editoriale scritto da Maria Novella De Luca pubblicato su Repubblica.it dal titolo “Senza certezze crisi inevitabile” nell’ambito dell’inchiesta “Quando l’adozione diventa impossibile”.  “La differenza  tra ieri e oggi – scrive la giornalista – , tra quelle stagioni in cui in Italia entravano migliaia di bambini l’anno, e la grande crisi attuale delle adozioni internazionali, si riassume in una parola su tutte: fiducia.

ROMA- Non è soltanto questione di numeri. E cioè di costi troppo alti, di anni di attesa, di difficoltà burocratiche. Perché tutto questo nell’adozione internazionale c’è sempre stato. Forse l’Italia era un po’ più ricca, questo sì. Ma adottare un bambino (dentro e fuori i confini del nostro paese) è sempre stato un percorso ad ostacoli. Un cammino fatto di speranze e delusioni, di salti di gioia e di momenti di paura, di servizi sociali non sempre all’altezza, di tribunali lenti come lumache, di costi destinati a sfuggire di mano, e di viaggi nei paesi d’origine spesso densi di incognite. La differenza però tra ieri e oggi, tra quelle stagioni in cui in Italia entravano migliaia di bambini l’anno, e la grande crisi attuale delle adozioni internazionali, si riassume in una parola su tutte: fiducia. Quella fiducia che ormai non c’è più. Nel senso che pur tra mille insidie, fino a qualche anno fa, le statistiche dimostravano che bastava tenere duro, aprire il cuore, e il bambino sognato e atteso prima o poi sarebbe arrivato. Perché i nostri canali internazionali erano saldi, perché molti paesi non avevano ancora chiuso le frontiere, perché, anche, gli enti non erano così tanti e ormai spesso in competizione tra di loro.

Oggi invece, come raccontano molti aspiranti genitori adottivi, la certezza non c’è più. Può accadere infatti che il paese dal quale si attende l’arrivo di uno o più figli blocchi all’improvviso le pratiche. O cambi in corsa le regole degli abbinamenti. E non perché in nazioni come la Cambogia, l’India, o la Russia, o in continenti come l’Africa la condizione dell’infanzia sia migliorata. Tutt’altro. I dati mondiali sulla salute dei bambini ci dicono che ovunque le cose peggiorano e che l’abbandono è una piaga endemica. I paesi chiudono per poter alzare il prezzo con le nazioni più ricche, o per dimostrare fittiziamente di non avere un problema “infanzia” e candidarsi così ad entrare (accadde con la Romania) nel clan degli stati forti.

Nella totale incertezza capita allora che molte coppie abbandonino. E’ vero: i costi di un’adozione internazionale sono alti, spesso arbitrariamente alti. Eppure non è nemmeno questo che scoraggia la voglia di un figlio. Basti pensare che nell’Italia della crisi più grave, i viaggi delle coppie verso le cliniche della fertilità di tutto il mondo hanno raggiunto numeri mai visti prima. Per due fecondazioni eterologhe in Spagna ci volevano (e ci vogliono) più o meno quei ventimila euro che è il costo medio di una adozione internazionale. Può capitare così che di fronte a tanta difficoltà nell’adozione, non poche coppie scelgano oggi le nuove frontiere della fecondazione assistita. Incerta anch’essa ma i cui successi sono in crescita e non in discesa. Il punto è che in una geopolitica in perenne mutamento, le adozioni dovrebbero essere oggi materia di dicasteri forti, come gli Esteri, questioni di vera politica internazionale e non soltanto di affari sociali. Allora, forse, i canali potrebbero riaprirsi.