Migranti. La nave esplosa in Calabria. Possibile che rischiare la morte in mare sia l’unica soluzione possibile per questi ragazzi?

Buongiorno,

leggo molto spesso delle vostre attività a supporto dei bambini nelle zone povere del mondo. L’altro giorno sono rimasto profondamente colpito dalla notizia di una nave di migranti esplosa al largo delle coste della Calabria, che è costata la vita a quattro persone. L’ennesima tragedia, l’ennesimo viaggio della disperazione. Mi sono chiesto allora se sia possibile fare qualcosa per questi ragazzi, se non ci sia la possibilità, ognuno nel suo piccolo, di poter fare in modo che questi giovani riescano ad avere un futuro nella propria terra, senza essere costretti a rischiare la vita in questo modo.

Cosa si può fare? E che contributo potrei dare?

Giancarlo

Caro Giancarlo,

da tempo la nostra organizzazione, Ai.Bi. – Amici dei Bambini, è impegnata, proprio per i motivi che tu rilevi, nel fornire supporto non solo ai bambini più piccoli, ma anche a quelli più grandi che, purtroppo e magari, non hanno mai potuto godere del conforto di una famiglia e che, terminata la fase della loro istituzionalizzazione, rischiano di trovarsi in mezzo a una strada senza alcuna prospettiva per il futuro, se non quella, purtroppo, dell’emigrazione.

Sono proprio i ragazzi alle soglie della maggiore età o adolescenti, che hanno passato nella maggior parte dei casi, la quasi totalità della loro vita in uno o addirittura in più istituti che si sentono più soli e che hanno poche speranze per il futuro che li aspetta.

Noi li chiamiamo “care leaver” per dare proprio l’idea di un ragazzo che al compimento del 18esimo anno di età lascia tutto quel sistema che si era preso cura di lui fino a quel momento. L’unico mondo che conosce, quello dell’istituto, lo abbandona a se stesso e da un giorno all’altro deve arrangiarsi da solo in tutto e per tutto. Spesso gli unici che sono disposti ad accoglierli sono il mondo della prostituzione e della malavita organizzata.

Noi di Ai.Bi., grazie ai nostri progetti di cooperazione internazionale, iniziamo a lavorare con loro fin dal compimento dei 14 anni di età in modo da poter pensare a un piano di vita che rispetti le loro attitudini e le loro capacità per cercare di accompagnarli poi anche nella loro vita fuori dall’istituto, che spesso è l’unica realtà che conoscono. Chi con un corso professionale da sarta, chi con l’università, chi con l’ottenimento di tutti i documenti necessari a trovare un lavoro regolare o a ottenere un sussidio statale, ognuno di loro ha sogni e problematiche specifiche che con la nostra equipe cerchiamo di risolvere.

Per sostenere i nostri progetti, soprattutto in questa fase difficile non solo per l’Africa, ma per il mondo intero, abbiamo dato vita alla campagna #Continuiamodaibambini. Perché proprio dai bambini (e dagli adolescenti che si approcciano all’età adulta) possiamo e vogliamo partire per costruire un domani migliore. Un domani in cui, magari, anche per questi ragazzi ci sia spazio per la speranza.

Tornando alla tua domanda, la risposta è “sì”, anche tu puoi dare il tuo contributo. Ti invitiamo a visitare la nostra pagina dedicata: https://www.aibi.it/ita/continuiamo-dai-bambini

Grazie di cuore per averci scritto,

Staff Ai.Bi. – Amici dei Bambini