Migranti, mamme e bambini: è la preghiera all’unico Dio a ridare il sorriso a chi non può dimenticare la sofferenza

fn-preghieraCon il corpo in provincia di Milano, ma con il cuore e la mente a Lampedusa, al 3 ottobre del 2013. Spiritualmente è stato un salto nel tempo e nello spazio quello che la grande famiglia di Amici dei Bambini ha compiuto venerdì 2 ottobre nel corso della preghiera interreligiosa organizzata presso la sede nazionale di Mezzano di San Giuliano Milanese in ricordo del tragico naufragio che, due anni prima, portò sul fondo del Mediterraneo le speranze di 366 migranti. Un momento toccante, capace di riunire, sotto la protezione del nostro unico Dio, cristiani e musulmani, operatori del mondo dell’accoglienza e mamme in difficoltà, migranti che ce l’hanno fatta e bambini di ogni parte del mondo.

Al centro di tutto, un simbolo: dei lumini accesi e appoggiati su un pezzo di legno, a significare contemporaneamente la caducità della vita, la resistenza alle sofferenze ma anche la possibilità di essere travolti da un momento all’altro, la vita come viaggio. Tutti elementi che sono entrati a far parte dell’esistenza di quei 366 migranti che il 3 ottobre 2013, anziché approdare in una terra sicura, persero la vita.

Ad animare il rito, dopo l’introduzione del presidente di Ai.Bi. Marco Griffini, ci hanno pensato gli ospiti della “Tenda di Abramo”, la casa di accoglienza per famiglie di migranti da poco inaugurata in provincia di Milano, in collaborazione con la Prefettura locale. Diciassette tra adulti e bambini provenienti dai più diversi angoli dell’Africa, di diversi credi religiosi, ma accomunati dall’esperienza della sofferenza nei propri Paesi di origine, della fuga, del viaggio, della traversata a bordo di un barcone, della tremenda visione della perdita in mare dei loro compagni di viaggio e infine dall’approdo in un luogo sicuro, familiare. E insieme a loro, 4 mamme e 5 bambini delle due comunità mamma-bambino allestite presso la Family House di Ai.Bi., la clinica specializzata nella cura del male dell’abbandono: donne e bambini che, pur non venendo da lontano, hanno conosciuto anche loro, come le famiglie migranti, incredibili forme di sofferenza.

Tutti insieme, al di là di ogni differenza religiosa, hanno voluto pregare insieme in ricordo di chi, quel 3 ottobre, cercava speranza e trovò la morte. Lo hanno fatto attraverso la lettura di una poesia scritta da un rifugiato eritreo, di un salmo della Bibbia e della prima sura del Corano. E alla fine, spontaneamente, alcuni ospiti della “Tenda di Abramo” hanno voluto intonare un gioioso canto dedicato a Gesù, capace di animare e fare commuovere anche chi non è cristiano o chi può avere il cuore indurito dalla sofferenza.

La benedizione finale del decano di Melegnano, don Renato Mariani, ha chiuso il momento religioso dando spazio a quello conviviale, durante il quale lo scambio di esperienze è stato condotto all’insegna del sorriso. Segno evidente che qualcosa nella vita di queste persone segnate da un passato di dolore sta finalmente cambiando.