Milano: così due bambini comprati con l’utero in affitto vengono condannati a vivere senza mamma e papà

“La coppia è interessata a fondare una famiglia avvolgente, inclusiva e orientata a riconoscere dignità e importanza alle sue varie componenti nell’interesse dei minori” dice il presidente del Tribunale dei Minorenni di Milano e così “condanna” due bambini nati con la pratica illegale e selvaggia dell’utero in affitto a vivere senza una mamma e un papà.

Anche  Milano, città che si è sempre distinta a difesa dei diritti dei bambini e delle persone più vulnerabili, si allinea e “riconosce” la pratica della nuova schiavitù, dando il benestare all’adozione di due gemelli nati ricorrendo alla gestazione per altri.

Il Tribunale, con le sue opposte decisioni su temi così sensibili e delicati ” – si legge nella sentenza – “riflette le differenti posizioni che ha anche la società civile nel valutare quale sia il miglior interesse del minore.”

E’ bizzarro come l’espressione “utero in affitto” viene censurata a beneficio delle più politically correct  Gpa “gestazione per altri”,. Eppure, una donna ha fornito l’ovulo e un’altra, in Sud America, ha portato avanti la gravidanza fino al momento del parto. Pratica, questa, vietata in Italia.

“Fin da piccoli ci è stato insegnato –  o quantomeno così abbiamo appreso dai libri di scuola –  che i magistrati sono coloro che applicano le leggi, eppure nell’Italia  di oggi, il rispetto delle leggi dello Stato da parte di una certa magistratura è sempre più un’optional.

Il magistrato pare sia l’unico cittadino autorizzato a fare ciò che vuole: non più “la legge è uguale per tutti” ma “la legge  sono io”. E, così, nel nome del superiore interesse del minore si “fabbrica” un’intera generazione di neonati schiavi: bambini confezionati su ordinazione per soddisfare le esigenze egoistiche di uno o più adulti e il loro desiderio di genitorialità a tutti i costi. Poveri bambini! “ è il commento di Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.

E come è patetico – per non dire drammatico e pericoloso – leggere le motivazioni addotte dai legali della coppia secondo i quali “credere che ci sia” – l’utero in affitto – “sfruttamento della donna in tutti i casi è un pregiudizio” e che i due papà sono impegnati a mantenere “contatti costanti e affettuosi” anche con la gestante biologica in Sud America.

Solo pochi giorni la fa il Procuratore Generale della Cassazione aveva  chiaramente condannato  la pratica dell’utero in affitto indicandola come “contrario all’ordine pubblico” e, proprio a Milano,  la maggioranza del Consiglio Comunale si era spacca, dissociandosi dalla posizione del Sindaco Sala sul tema della trascrizione degli atti di nascita dei bambini figli di due padri.

Una sentenza che “porta ad una deriva inaccettabile – aveva detto il consigliere Enrico Marcora, esponente della lista civica del sindaco (Noi Milano) – perché si legittima la pratica dell’utero in affitto che in Italia è illegale. Le persone in privato possono fare ciò che vogliono ma non possono comprare bambini, affittare uteri e dichiararsi madri e padri di figli non loro“.

Nel corso dell’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, settembre 2018, un secco e definitivo no alla pratica dell’utero in affitto è arrivato anche dall’universo femminista:  230 organizzazioni di 18 diversi Paesi, sparse su 4 continenti, hanno firmato un appello ribadendo che l’utero in affitto è in tutto e per tutto una forma di sfruttamento della donna in cui il neonato viene trattato come una merce soggetta alla firma di un contratto”.

Fonte: Corriere della Sera