Moldova, il dramma dei “care leavers”: “lasciare per sempre il mio istituto “

moldova_spalleAbbandonati dai loro cari, i bambini trovano riparo negli istituti. Qui imparano a vivere seguendo altre regole, quelle della convivenza di gruppo. Quando escono dalla struttura, pochi di loro riescono a trovare un posto di lavoro, specialmente se hanno qualche problema di salute.

L’istituto per i bambini del villaggio di Corten, nel distretto di Taraclia a sud della Moldova, offre agli orfani provenienti dalle famiglie socialmente vulnerabili, la possibilità di alloggio fino al completamento degli studi scolastici.

Qui possono apprendere anche un mestiere: i maschietti imparano a fare i falegnami, mentre le ragazze a fare le sarte. Fra i bambini che hanno ancora uno o entrambi i genitori, ci sono quelli che vanno a casa per le feste. Ma non tutti desiderano farlo, perché spesso ad attenderli ci sono dei genitori che non sono capaci di svolgere il proprio ruolo di mamma e/o papà. Perciò i piccoli si rifiutano di lasciare la struttura, anche se hanno il giorno libero.

I bambini degli istituti, parlando del futuro, confessano la loro paura ad uscire da quel luogo che li protegge dal mondo…e la testimonianza di due di loro ce ne dà prova.

“Quando uscirò da qui, mio fratello ed io saremo nuovamente una famiglia”.

Antonina ha16 anni, e non ha i genitori. Aveva solo 2 anni di vita quando è stata abbandonata dalla madre; mentre il padre, nonostante abitasse lontano, aiutava come poteva lei e suo fratello. Quando anche il padre è venuto a mancare, i due bambini sono rimasti abbandonati a loro stessi. Per un certo periodo, i piccoli sono stati curati dalla nonna, che presto li ha affidati alla cura dell’istituto. Antonina ha una zia che non si dimentica mai di loro. Anche se si trova all’estero, la zia la chiama settimanalmente e le manda occasionalmente dei pacchi.

A breve la giovane finirà i corsi di sarta e lascerà la struttura. Lei invece, non si vede nel proprio futuro a confezionare vestiti. Antonina vuole andare nella capitale, a Chişinău, e fare la parrucchiera. «Per adesso, pratico le mie abilità, sperimentando diverse pettinature con le mie colleghe. Nello specifico, faccio le trecce in diverse modalità…Non ho ancora provato a tagliare loro i capelli, non voglio rischiare. Prima dovrei imparare bene come si fa». Le manca molto suo fratello che si è già stabilito a Chisinau, «Da piccoli siamo stati sempre insieme. Quando uscirò da qui saremo nuovamente una famiglia e ci aiuteremo a vicenda».

“Dov’è quel futuro?”

Ion invece ha 15 anni, di cui già 9 li ha trascorsi nell’istituto di Corten. Adesso sta imparando a fare il falegname, e per il momento non si fa altri piani per il futuro, perché gli sembra «qualcosa di astratto o, comunque, qualcosa di irraggiungibile. Dov’è questo futuro?», si chiede il ragazzo con lo sguardo smarrito. Ion ha solo il padre. La madre è mancata un anno fa. Anche suo fratello (di 18 anni) si trova nello stesso istituto. I due fratelli sono stati iscritti prima ad una scuola normale, ma a causa della bassa riuscita scolastica, sono poi stati trasferiti nell’istituto di Corten.

«Là non eravamo trattati allo stesso modo degli altri alunni. Gli insegnanti non ci volevano prestare l’attenzione di cui avevamo bisogno, perciò siamo stati portati qui», spiega Ion. Qui il ragazzo ha scoperto il computer e si è appassionato ai giochi elettronici. Aiuta anche gli altri quando riesce. I fratelli mantengono un ottimo rapporto e sperano di continuare a volersi bene allo stesso modo per sempre. Allo stesso tempo, Ion è inseguito da un pensiero che gli mette paura quando si tratta di andare oltre la porta dell’istituto: «È troppo presto ancora per uscire da questo posto. Che farò poi? Ho paura a pensarci».