Natalità. Boom di nascite a Nagi, in Giappone. Qual è il segreto?

Nella città giapponese di Nagi si è registrato una notevole crescita demografica che si contrappone alla tendenza del resto del Paese. Questo dato è il risultato di due decenni di incentivi per i neogenitori, una politica che, se declinata come welfare aziendale, potrebbe portare risultati positivi anche in Italia

 

C’è una città in Giappone che ha recentemente registrato un boom di nascite in netto contrasto rispetto al  trend negativo del resto del Paese: Nagi.
La crescita della popolazione dipenderebbe da una combinazione di generosi incentivi finanziari e dal coinvolgimento di ogni membro della comunità nell’educazione dei suoi residenti più giovani.
Diversamente, la popolazione del resto del Giappone rischia di passare dagli attuali 125 milioni a 87 milioni, nel 2070. Questo stando alle previsioni del Governo stesso.  Una diminuzione che si accompagna, inevitabilmente, a un’economia in contrazione.

Nagi: la città miracolosa

La città si è così meritata il soprannome di “città miracolosa” del Giappone.
Infatti, stando alle statistiche, il 47% delle famiglie di Nagi avrebbe tre o più figli.
La crescita della popolazione di Nagi è il risultato di due decenni di iniziative locali progettate per rendere questa comunità agricola un luogo ideale per l’educazione dei bambini e per cercare di arrestare la tendenza demografica del Paese.

La ricetta di Nagi per contrastare la denatalità

Dopo che in un referendum del 2002, i residenti hanno votato per non unirsi alle città vicine, i funzionari hanno capito che Nagi sarebbe sopravvissuta solo se avesse potuto stabilizzare e aumentare la sua popolazione.
I bambini ora ricevono assistenza sanitaria gratuita fino all’età di 18 anni e le famiglie non pagano per i libri di testo scolastici fino a quando non completano l’istruzione obbligatoria a 15 anni.
I pasti scolastici sono sovvenzionati e gli adolescenti che frequentano le scuole superiori fuori città pagano solo una parte delle tariffe dell’autobus.

Il welfare aziendale per contrastare la denatalità italiana

L’ottimo risultato riscontrato dalla città di Nagi può essere declinato in Italia in un’ottica di welfare aziendale.
Secondo un’indagine di Plasmon da Community Research & Analysis, in collaborazione con l’Università degli studi di Padova, presentato in concomitanza con gli Stati Generali della Natalità dell’11 e 12 maggio, il 31,5% dei lavoratori italiani desidera costruire una famiglia.
Purtroppo, motivi economici e lavorativi sono di ostacolo alla realizzazione di questo sogno.
Molti si dichiarano restii ad allargare il nucleo famigliare per paura di perdere il lavoro.
Secondo la ricerca, inoltre, il 41% dei lavoratori con figli ha la percezione che venga loro richiesto di mettere sempre in primo piano il lavoro.
Un metodo per contrastare il trend negativo sulla natalità italiana, quindi c’è: e la ricetta di questo metodo contiene ingredienti quali flessibilità, smart working e solidarietà aziendale.
In questo senso, abbiamo avuto modo di approfondire (qui) l’esempio dell’azienda GSK, gruppo farmaceutico che ha introdotto una serie di innovazioni per quanto riguarda i congedi.