Ong e cooperazione: un settore alla ricerca di un’identità perduta. Occorrono concrete idee per affrontare le nuove emergenze

È prevista per oggi 20 settembre la presentazione a Roma, in Montecitorio, del documento preparato e firmato dalle ONG italiane (AOI, Link2007 e CINI) in collaborazione con il Forum del Terzo Settore: La cooperazione internazionale che vogliamo. Il documento viene presentato a pochi giorni dal Forum di Milano dell’1 e 2 ottobre sulla Cooperazione.

Il documento ha un titolo quanto mai attuale, ma è forse il caso di proporne uno alternativo: Cooperazione, ma noi chi siamo?

Certamente apprezzabile la volontà delle ONG di porsi come interlocutori costruttivi delle istituzioni governative: la creazione di due appuntamenti, uno a Roma e uno a Milano, può certamente creare attenzionalità sul destino della cooperazione, anche se permane il rischio di confondere le due iniziative tra di loro e far sì che si rubino la scena, assieme a quello di lasciare la conferenza come passerella esclusiva per il Ministro alla partita Andrea Riccardi.

Il documento appare, probabilmente anche per via della sua genesi, un elenco assai farcito. Senza per altro che sia specificato da quale parte debba stare istituzionalmente la cooperazione: la Presidenza del Consiglio, un Dipartimento, il Ministero degli Affari Esteri?

La cooperazione italiana dovrebbe ricominciare dall’ammettere una debolezza nella quale si trova da tempo, essendo la legge che la regola già vecchia di venticinque anni (la n.49, del 1987). Salvare la cooperazione e ciò che di buono ne resta? D’accordo ma con idee nuove e, soprattutto, capaci di rispondere alle sfide rappresentate dalle nuove emergenze. Un primo e concreto banco di prova può essere l’emergenza dell’abbandono minorile – quarta emergenza umanitaria del XXI secolo -, che può iniziare a mettere la cooperazione internazionale in condizione di trovare la sua vera identità: la difesa dei diritti dei minori, gli ultimi tra gli ultimi del pianeta, certamente i più bisognosi di aiuto concreto.