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“I miei figli erano già nati, siamo solo dovuti andare a prenderli”

Noi siamo neo genitori di tre splendidi bambini, la nostra scelta non la cambieremo per nessun motivo. Il percorso è stato pieno di emozioni, anche durante l’attesa non sono mancati momenti magici che abbiamo vissuto come coppia. Poi l’apice è avvenuto durante il primo incontro, vedere i loro tre visini venirci incontro sorridendo, abbracciandoci e chiamandoci mamma e papà… solo per questo lo rifarei altre mille volte!

 

Santa Maria Capua Vetere. “A due passi dalle nuvole”. Antonella e Umberto Pappadia, referenti di Ai.Bi.: “Il nostro piccolo cinesino ha debuttato in un vero film”

Chi l’ha detto che si studia solo tramite i libri? Lo testimonia il progetto “Scuola in Ciak” promosso dall’Istituto Comprensivo 2 “Rita Levi Montalcini” di Santa Maria Capua Vetere, la cui dirigente scolastica, Immacolata Nespoli, ha pensato bene di educare gli alunni alla legalità in modo interattivo, divertente e diretto: il cinema.

Bambini orfani per femminicidio. In Italia negli ultimi 15 anni sono 1600. La studiosa Anna Costanza Baldry: “qual è il loro futuro?”

Ogni bambino che non ha più una famiglia porta con sé un dramma che solo l’amore di una mamma e un papà che lo accolgono può alleviare. A convivere tra le fredde mura dei centri di accoglienza, spesso ci sono anche bambini che vivono un doppio dramma: sono i minori orfani che hanno assistito alla perdita della loro madre. Come si comportano le istituzioni con questi ultimi? Qual è il loro futuro?

È brutto non avere più notizie dei minori avuti in affido

E’ sempre molto difficoltoso non avere più notizie di loro e magari saperli lontani, chissà dove, si vorrebbe aiutarli, sempre proteggerli perché sono fragili e indifesi, ma la via dell’accoglienza è anche questo purtroppo. Il tempo vi aiuterà a rimarginare la ferita che adesso hai dentro il cuore, ma vi esorto ad andare avanti perché io ho sempre pensato che sia molto meglio sempre aiutare i minori in difficoltà per il tempo necessario, che sia tanto o poco non ha importanza per me, perché rendersi disponibili ad accoglierli per il tempo necessario per loro è decisamente meglio che non avere nessun tipo di aiuto da nessuno.

Voglio partorire mio figlio senza riconoscerlo: a quali rischi vado incontro?

Sono una donna di 38 anni e sono al sesto mese di gravidanza. Il mio compagno appena ha saputo che sono incinta mi ha lasciata e io so di non avere la possibilità di tenere con me il bambino. Un po’ mi sento in colpa ma sono pienamente convinta che dare il bambino in adozione dopo la nascita sia la giusta scelta. Non so quali sono le procedure per un parto in anonimato. Sapreste dirmi come fare? A quali rischi vado incontro?– Risponde Diego Moretti, Area Italia di Ai.Bi. (in foto)

Siria, per i bambini di Aleppo sarà il gioco a sconfiggere la guerra

L’unica esplosione che un bambino dovrebbe sentire è quella di un palloncino. Invece migliaia di minori in Siria vivono prigionieri nelle loro città colpite ogni giorno dai bombardamenti. Ma Ai.Bi. non si dimentica di loro: con la campagna Non lasciamoli soli e in collaborazione con Shafak, promuove anche la formazione di decine di operatori psicosociali che, attraverso il gioco, aiutano i bambini siriani a superare lo stress post traumatico. Eccoli in azione con un gruppo di bambini del governatorato di Aleppo.

Papa Francesco. “Ascoltare lo straniero, il profugo, il migrante. Nella capacità di ascolto c’è la radice della pace”.

“L’ospitalità  è una delle opere di misericordia, è una virtù umana e cristiana, una virtù che nel mondo di oggi rischia di essere trascurata”. A lanciare il grido d’allarme è stato il Papa, durante l’Angelus di domenica 17 luglio, in cui ha fatto notare che “si dà vita a varie istituzioni che provvedono a molte forme di malattia, solitudine ed emarginazione, ma diminuisce la probabilità per chi è straniero, emarginato ed escluso di trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo. Perché è straniero, profugo, migrante. Ascoltare quella dolorosa storia!”.

Siria. Quando la violazione di ogni diritto diventa la “normalità”: milioni di bambini costretti a lavorare per sopravvivere

La guerra crea disastri fisici, psicologici e ideologici, dei quali le vittime più colpite sono i più fragili tra i fragili: i bambini. I numeri del conflitto in Siria dimostrano tutta la drammaticità delle condizioni in cui è costretta a vivere l’infanzia vittima della guerra: circa 6 milioni di minori necessitano di assistenza umanitaria, più di 2 milioni vivono in zone difficili o sotto assedio e almeno 3 milioni non vanno a scuola. La guerra è regressione.