Pakistan: con il kalashnikov in mano, di villaggio in villaggio, a parlare di diritti dei bambini

Essere bambini nel Paese definito da alcuni “il più pericoloso del mondo”, lì dove le case sono fatte di mattoni di scarto tenuti insieme con fango e paglia, dove non ci sono i servizi igienici ne acqua corrente.  Dove i bambini non hanno un letto comodo e mangiano quello che trovano. AiBi News ha intervistato Marco Cremonte, Responsabile Attività Istituzionali e Internazionali di Ai.Bi., dopo la sua missione in Pakistan.

Qual è stato l’obiettivo di questa missione a Faisalabad?

L’obiettivo primario concordato con Hope And Salvation Ministries, l’organizzazione che ci ha invitati in Pakistan, era quello di conoscere la realtà dell’infanzia in difficoltà nella loro area geografica e capire quindi l’eventuale utilità di  un intervento di Ai.Bi. in loco in materia d’accoglienza.

L’Hope And Salvation Ministries si occupa di raccogliere fondi e di realizzare degli interventi, anche piccoli, di tipo assistenziale per le famiglie povere appartenenti alla Comunità più povera di  Faisalabad. La sua nascita è voluta da due coniugi che, mossi da uno spirito di solidarietà hanno deciso nel tempo di coinvolgere altri membri della Comunità Cristiana per affrontare la lotta alla povertà. Ad oggi fanno parte del team dieci persone che, come volontari, cercano come possono di aiutare i più disagiati attraverso la raccolta di fondi e anche di beni di prima necessità.

Durante la missione sono stati organizzati dei seminari, di che tipo e che obiettivo avevano?

Si, grazie alla collaborazione con L’Hope And Salvation Ministries, abbiamo organizzato dei seminari, “program” frontali come erano stati chiamati, dedicati alla protezione dell’infanzia ai quali hanno partecipato circa 1500-2000 persone tra adulti e bambini.

Sono stati affrontati diversi argomenti riguardanti i diritti dei minori e le varie forme di accoglienza familiare. Ho cercato di descrivere chi è Amici dei Bambini, cosa fa e la sua lotta contro l’abbandono per promuovere il diritto di ogni bambino di essere figlio.

Sicuramente i corsi avevano come obiettivo quello di conoscere i potenziali beneficiari dei nostri interventi, capire i loro bisogni reali e trasferire cosi le competenze di Ai.Bi. acquisite negli anni.

Qual è stata la maggior difficoltà incontrata?

Durante le 4 giornate di incontri, sono riuscito con fatica a raccogliere i bisogni di quelle zone desolate, luoghi di sconforto. E’ stato difficile sentire le voci della gente; tutti erano intimiditi “dall’alieno” che parlava un’altra lingua, scortato, e pochi hanno espresso pensieri o dato risposte alle mie domande.

Se parlavano, chiedevano aiuto per la propria famiglia, per i propri figli affinché potessero andare a scuola ed avere un’adeguata istruzione.

Ho notato quanto sia alto il concetto di famiglia anche in situazioni di estrema povertà; le famiglie si sforzano di rimanere unite anche solo con due dollari al giorno.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza di vita?

Tante sensazioni contrastanti; stupore, dolore, felicità e anche disagio. Girare con una guardia del corpo armata, dipendere da qualcuno, non essere libero, non mi ha fatto sentire per certi versi me stesso.

Non potrò dimenticare mai l’estrema povertà che ho visto, la rassegnazione negli occhi di quella gente ma anche la loro voglia di “sapere”. Una volta ho chiesto ai bambini cosa desiderassero e loro mi hanno risposto “scuola” anche se non avevano le scarpe ai piedi e camminavano scalzi per quelle strade infuocate. L’educazione per loro simboleggia la speranza in un futuro diverso, migliore per loro e per la famiglia.

Il contatto diretto con i bambini è sempre magico, le profondità dei loro occhi spesso dicono molto più di tante parole. Bisogna aiutarli a coltivare le loro speranze, dobbiamo aiutarli a sognare ancora.

E in futuro?

Sicuramente tornerò per un’altra missione appena i tempi saranno maturi. C’ è tanto da fare in un’ottica di prevenzione all’abbandono e di accoglienza, con interventi da concordare con le organizzazioni e le istituzioni pakistane.

In alcune zone del paese si stanno sviluppando interventi offerti dai servizi pubblici proprio dedicati all’infanzia in difficoltà.  Sarebbe doveroso collaborare con loro nell’implementazione di queste attività.