Papa Francesco. “Ogni parrocchia, ogni santuario, ogni monastero, ogni comunità religiosa d’Europa accolga una famiglia di profughi”

papaOgnuno deve fare qualcosa per i profughi. Nessuno può rimanere indifferente di fronte a questa immane tragedia che si rinnova giorno dopo giorno. Nessuno può voltare le spalle e fare finta che “il problema” non gli appartenga. Tutti in qualche modo possono contribuire: o in maniera diretta o indiretta.

Aprendo innanzitutto le porte di casa propria: e per prima a dare l’esempio sarà la Chiesa stessa. A ribadirlo oggi durante l’Angelus, è stato Papa Francesco che di fronte alla “tragedia di decine di migliaia” di persone che “fuggono dalla morte per la guerra e per la fame” ha chiesto a tutte le parrocchie, comunità, monasteri e santuari d’Europa di ospitare una famiglia di profughi. A cominciare dalle due parrocchie del Vaticano.

Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia – ha detto precisamente -, incominciando dalla mia diocesi di Roma. Mi rivolgo ai miei fratelli vescovi d’Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che misericordia è il secondo nome dell’amore: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’. Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi”.

Perché come ha ricordato Papa Francesco la misericordia di Dio “viene riconosciuta attraverso le nostre opere, come ci ha testimoniato la vita della beata Madre Teresa di Calcutta”, di cui ieri, 05 settembre, ricorreva l’anniversario della morte. “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame – ha aggiunto -, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: ‘Coraggio, pazienza!…’. La speranza è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura”.

Quella speranza concreta e combattiva che ogni giorno gli operatori e i volontati di Ai.Bi, Amici dei Bambini, trasmettono ai profughi (adulti e bambini) che vengono accolti  ne la “Tenda di Abramo”, in provincia di Milano. Un’accoglienza giusta, umana, che si rivolge a piccoli numeri per garantire agli ospiti, in primis, quelle garanzie minime che, invece, i grandi centri di accoglienza non sono in grado di fornire.

Un’accoglienza “umana” necessaria per prevenire i brutti episodi di cronaca legati all’immigrazione di cui troppo spesso si legge sui giornali. Ma per continuare a perseguire questo scopo, serve un piccolo impegno da parte di tutti: un Sostegno a Distanza. Attivarlo è un atto di generosità a favore di un’accoglienza più giusta  che ognuno di noi può e deve fare. Se non puoi, infatti, accogliere in casa tua un profugo, aiuta chi può farlo. Una catena umana di aiuti a favore dei più deboli e vulnerabili.