Pornografia del dolore e spot televisivi: basta con i bambini coperti di mosche!

Troppo spesso la comunicazione dedicata a sensibilizzare la società su emergenze umanitarie e raccolte fondi per il sostegno a Distanza è caratterizzata da immagini che ledono la dignità delle persone. È il momento di cambiare, insieme, l’approccio culturale

Musica lenta; immagini in dissolvenza che lasciano intendere un finale tutt’altro che positivo; bambini con gli occhioni spalancati e imploranti; mosche che sono ciò che di più vivo rimane nel ricordo di chi guarda… Molto spesso sono questi i tratti essenziali della comunicazione volta a chiedere “un aiuto” per i bambini che soffrono nel mondo o per qualche emergenza umanitaria esplosa all’improvviso in qualche parte del pianeta.

Sostegno a Distanza: far leva sulla speranza, non sulla pietà

Certo, chi chiede un aiuto alle persone non lo fa certo per portare il suo contributo in contesti ricchi e già pieni di opportunità, ma per intervenire laddove c’è più bisogno e dove, naturalmente, il dolore e la sofferenza si manifestano in maniera più tangibile. Ma quando il messaggio che si vuole lanciare sfocia nella “pornografia del dolore”, facendo leva sul senso di colpa del potenziale benefattore, ciò che viene ferita è la dignità. Di coloro a cui l’eventuale aiuto è destinato, prima di tutto, ma un po’ anche di chi quell’aiuto lo dovrebbe dare.
Perché la solidarietà vera non può essere improntata alla pietà, quanto alla speranza.

Lo ribadiscono anche le linee guida sull’infanzia e sull’adolescenza, pubblicate dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dove si sottolinea di “Adottare opportune strategie comunicative per i minori, in particolare per i più vulnerabili (ad es. disabili e minori in contesti di crisi o disastri) al fine di non spettacolarizzarne la sofferenza, valorizzandone altresì il protagonismo attivo

Parole cui fanno eco quelle del Codice del Terzo Settore (Dlgs 117/2017), dove si evidenzia l’obiettivo di “perseguire il bene comune… favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione dei principi costituzionali”.
Tutto questo senza considerare che vi sono anche diverse norme specifiche riferite alle emissioni televisive, all’uso dei media e anche alla raccolta fondi attraverso il Sostegno a Distanza delle Organizzazioni della società civile, che contrastano con la pratica descritta.
D’altra parte, nessuno si sognerebbe mai di portare sugli schermi immagini di bambini italiani sporchi, ricoperti di mosche, denutriti… Perché, allora, questo trattamento può essere riservato ai bambini delle periferie del mondo?

Le linee guida del sostegno a Distanza

Nelle “Linee guida per il sostegno a distanza di minori e giovani” del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, le Organizzazioni del Sostegno a Distanza sono chiamate a impegnarsi, tra l’altro, a:

  • rispettare anche nell’attuazione degli interventi di Sostegno a Distanza le Dichiarazioni e Convenzioni internazionali ed i provvedimenti normativi;
  • rispettare in particolare la “Carta dei Principi per il Sostegno a Distanza” e la “Carta di Treviso” riguardo l’etica delle azioni di comunicazione e raccolta fondi;
  • rispettare, nella realizzazione di campagne promozionali, i requisiti della adeguata informazione e corretta pubblicità, in base alle disposizioni di legge e del Titolo VI (“Comunicazione sociale”) del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, con l’obiettivo primario di tutelare i diritti dell’infanzia.

Sotto quest’ultimo aspetto, si impone quindi anche il rispetto del “Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale”, che si applica a “qualunque messaggio volto a sensibilizzare il pubblico su temi di interesse sociale, anche specifici, o che sollecita, direttamente o indirettamente, il volontario apporto di contribuzioni di qualsiasi natura, finalizzate al raggiungimento di obiettivi di carattere sociale”, e comporta – tra gli altri – i seguenti specifici obblighi (art.46):

  • non sfruttare indebitamente la miseria umana nuocendo alla dignità della persona, né ricorrere a richiami scioccanti tali da ingenerare ingiustificatamente allarmismi, sentimenti di paura o di grave turbamento;
  • non sovrastimare lo specifico o potenziale valore del contributo all’iniziativa.

Occorre prestare molta attenzione nella realizzazione di spot sul Sostegno a Distanza per sensibilizzare la cultura sociale sui gravi problemi e gli equilibri precari da cui è caratterizzato il mondo e – almeno in parte – per intervenire materialmente a tutela dell’infanzia. È quanto mai urgente uscire da tale logica coloniale per cui esiste un mondo di serie A che aiuta un mondo di serie B e cooperare tutti insieme per lo sviluppo umano integrale.