Psicologia dell’Adozione. Quando parlare ai figli adottivi dei loro fratelli?

Affrontare la storia adottiva di un bambino. Alcuni consigli per come affrontare il racconto dei fratelli rimasti nel Paese di origine

“Mamma, ma io ho dei fratelli?”, “Quando ero in Colombia ero da sola?”

Ana7 anni e mezzo, adottata a 6, stimolata dai compagni di scuola che parlavano dei fratellini e delle sorelline, un giorno pone queste domande alla mamma, che si chiede cosa e come rispondere alla figlia. Infatti, al momento dell’abbinamento, la scheda di Ana riportava la presenza di un fratello maggiore in Colombia, all’epoca di 9 anni, di cui non si avevano molte notizie se non del fatto che fosse in affido ad una famiglia e di una sorellina di 1 anno e mezzo ancora in famiglia. I genitori adottivi di Ana non avevano mai parlato prima della presenza di fratelli in Colombia e ora vivono un momento di grande difficoltà.

La storia adottiva

La questione della rivelazione della storia adottiva e della narrazione delle vicende che riguardano la vita dei bambini prima dell’adozione è uno dei compiti più difficoltosi per i genitori adottivi. Dire, non dire, quando dirlo, con che parole… davvero una scelta difficile! Ma di fondamentale importanza per poter aiutare i bambini a dare un senso a quanto successo nel loro paese prima dell’arrivo dei genitori adottivi, e a costruire la propria storia e la propria identità.
Se per altre informazioni è possibile fornire dei suggerimenti sulle modalità più adeguate di gestione ai fini della promozione del benessere dei bambini, rispetto alla questione “fratelli” è importante riflettere molto attentamente sull’opportunità di dare informazioni ai figli, sempre ponendosi l’obiettivo di poter dare loro informazioni e conoscenze che possano davvero aiutarli nel percorso di costruzione di sé.

I fratelli dei figli adottivi

Diversi sono gli scenari possibili: nel paese di origine, i bambini possono avere fratelli più grandi, che vivono in un istituto diverso da quello in cui stavano loro, a volte conosciuti per brevi periodi della loro vita, altre volte mai conosciuti; fratelli più grandi, maggiorenni, che vivono in modo autonomo; fratelli più piccoli, che vivono ancora con la famiglia di origine o che sono stati dati in affidamento oppure che vivono in istituto e non sono adottabili perché presentano caratteristiche di salute particolari o disabilità.
In tutti i casi, il giudice ha deciso di proporre in adozione solo un bambino, e i genitori prima o poi dovranno fare i conti con la storia del proprio figlio. “Lo raccontiamo? Perché no, è importante sapere di avere dei fratelli” … pensano alcuni; oppure “no, è inutile, perché mio figlio non li ha mai conosciuti … se da grande scoprirà qualcosa, lo gestirò in quel momento”.
In ogni caso, è bene riflettere sul fatto che rivelando delle informazioni, dovremo gestire anche le conseguenze delle nostre rivelazioni o delle nostre omissioni. È fondamentale che mamma e papà prendano delle decisioni rispetto a quali informazioni raccontare, con l’obiettivo principe di favorire il benessere del proprio figlio, la sua crescita, la sua ricerca di senso rispetto al proprio passato. Non bisogna rivelare informazioni solo per un nostro bisogno di dover dire sempre tutta la verità, né bisogna evitare di parlare del passato perché è per noi fonte di sofferenza o contiene dettagli e informazioni troppo difficili da affrontare. Inoltre, non possiamo tacere rispetto a persone o situazioni che il bambino ha vissuto sulla propria pelle, pensando che se non ne parliamo quelle situazioni così drammatiche non sono esistite.

La coerenza nelle parole dei genitori

È importante riflettere e prendere una decisione realmente consapevole e in pieno accordo tra moglie e marito. Nel momento in cui si decide di raccontare, è bene trasmettere sempre lo stesso messaggio, aggiungendo particolari o ulteriori informazioni a seconda dell’età del proprio figlio, ma senza far rivelazioni nuove quando li si ritiene grandi, perché la prima cosa che il bambino si e vi chiederà è “perché non mi hai mai detto che ho dei fratelli? Quanti? Chi sono? Dove vivono? … Perché hai tenuto questa informazione segreta? … c’è qualcosa che non va? Stanno male? Perché non sono venuti con noi?”.
È importante anche prestare attenzione ai nuovi canali di informazione, ai social network; infatti, può capitare che il proprio figlio venga a conoscenza dell’esistenza di fratelli proprio attraverso i social media. Pertanto, è essenziale imparare a gestire le informazioni che si possiedono, mantenendo un atteggiamento protettivo verso il figlio e focalizzandosi sulla costruzione di una relazione di fiducia. In questo modo, sarà sempre possibile affrontare la storia adottiva con serenità e nel caso il proprio figlio scoprisse delle informazioni che abbiamo deciso di non rivelare, si potrà gestirle insieme come se si fossero apprese in quello stesso momento.

Marina Piccolo