Psicologia dell’Adozione. Il primo incontro: “E se il bambino ci dovesse rifiutare?”

È dubbio atroce che assale Cristina e Andrea mentre andavano in Perù per conoscere la piccola Isabel. Ma, come gestire l’ansia del rifiuto e comprendere le reazioni dei bambini adottivi?

Cristina e Andrea sono entusiasti per il viaggio imminente, le valigie sono pronte e ricche di vestitini, oggetti e giocattoli per Isabel, una bimba di 7 anni che li aspetta in Perù fra pochi giorni. Quando li incontro prima della partenza, l’entusiasmo lascia il posto ad uno stato di improvvisa ansia: “E se Isabel ci dovesse rifiutare?”
Questo il dubbio atroce di Cristina.

Il primo incontro

Cristina, come molte mamme e papà adottivi, è stata assalita da questo timore, legittimo, perché non possiamo sapere come i bambini reagiranno al primo incontro con i futuri genitori adottivi.
Ma forse possiamo comprendere meglio le motivazioni che possono portare un bimbo a reagire con atteggiamenti o comportamenti che gli adulti leggono come un rifiuto.
I bambini in attesa dell’incontro con i futuri genitori vivono delle emozioni immense, perché vorrebbero realizzare il loro più grande desiderio, di avere una mamma e un papà tutti per loro, e sognano, immaginano, pensano e possono anche essere sopraffatti dalle loro stesse emozioni, dalla paura e dalle preoccupazioni per il loro futuro.
Inoltre, i bambini hanno sognato per tanto tempo una famiglia, basandosi solo sulla loro esperienza per immaginarsi le persone, la casa, la relazione con altri adulti … dei genitori … usando la loro chiave di lettura.
A volte, gli operatori dei Servizi sociali o dell’Istituto svolgono con i bambini un percorso di preparazione all’adozione e di accompagnamento al primo incontro, ma come, quando?
Molto spesso i bambini apprendono dell’arrivo di due adulti che li porteranno con sé dall’altra parte del Mondo o comunque lontano dal loro contesto di vita, solo pochi giorni o poche ore prima dell’arrivo della coppia adottiva.
A volte invece, gli operatori mostrano ai bambini le foto che la coppia ha inviato nel Paese, e cercano di spiegare il viaggio verso l’Italia e l’arrivo di una mamma e un papà che si prenderanno cura di loro, ma quanto può comprendere un bambino?
È importante riflettere sul fatto che anche nel caso in cui i bimbi siano stati realmente preparati a fondo, e a livello razionale possono aver capito quello che succederà quando arriverà la coppia, a livello emotivo la realtà può comunque essere spaventosa. I bambini si chiedono “Che cosa succederà? Dove mi portano? Perché devo lasciare il mio Paese, i miei amici e le mie abitudini?”
E ancora: “Chi sono realmente? Saranno buoni con me? Io piacerò loro?”
Non dimentichiamo che i bambini hanno vissuto una storia drammatica, costellata di rifiuti e comportamenti adulti che nel tempo hanno contribuito a costruire una immagine di sé negativa, a credere di essere una persona non degna di amore, incapace e di non valere nulla. I bambini possono vivere la paura di non essere accettati, di non essere amati, e di poter essere nuovamente abbandonati. Pertanto, possono manifestare queste emozioni intense attraverso atteggiamenti di distacco, oppure attraverso comportamenti oppositivi e ostili, che la coppia può leggere come un rifiuto nei propri confronti.

Che cosa possiamo fare al primo incontro?

È fondamentale cercare sempre di mettersi nei panni del bambino, di guardare la situazione con i suoi occhi, comprendendo quanto possa essere disorientato nel momento in cui incontra per la prima volta i futuri genitori adottivi.
Inizialmente i “futuri genitori” sono due estranei, che parlano una lingua diversa e appaiono molto diversi dagli adulti finora conosciuti. I bambini non capiscono cosa dicono e forse li sognavano diversi, più giovani, più scuri, più chiari, più alti, ma possono comprendere molto bene le emozioni e l’atteggiamento mostrato. Pertanto, diventa importante, cercare di trasmettere tranquillità, mostrare vicinanza, mettendosi alla loro altezza, e rispetto dei loro sentimenti, avvicinandosi con calma, gradualmente senza pretendere che ricambino subito l’affetto, anche se i futuri genitori vorrebbero abbracciarli e stringerli fortemente. Porgere un piccolo dono, può essere molto utile, per far capire che li abbiamo nel cuore, che abbiamo pensato a loro.
Inoltre, è importante concedere del tempo per avvicinarsi a noi, senza farsi spaventare dai loro comportamenti o di distacco o di ostilità. Probabilmente ci stanno mettendo alla prova e hanno bisogno di sapere che, se anche loro sono sopraffatti dalle emozioni, i due adulti non lo sono, ma sono invece due rocce forti a cui aggrapparsi, due persone che non li abbandoneranno mai.

Marina Piccolo
Psicologa Ai.Bi.

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