Psicologia dell’Adozione. Come affrontare la paura di non essere “all’altezza” delle aspettative dei nostri figli?

Autorizzare se stessi, come genitori, a provare diverse emozioni, vivere timori, vissuti contrastanti e di disorientamento, permetterà ai futuri figli di esprimere con naturalezza e senza timore i propri vissuti

Elisa Sciommarello

Diventare genitori comporta un immediato confronto con diversi interrogativi e nel percorso adottivo una domanda ricorrente, soprattutto nella fase iniziale, è: “Sarò in grado di rispondere alle aspettative di mio/a figlio/a?” o meglio “Mi accetterà come madre, come padre? Ma soprattutto, sono proprio come mi immaginava?”

Questi, gli interrogativi presenti nel momento in cui si avvicina sempre più l’incontro con i futuri figli. Fin da subito, dal primo momento in cui la coppia intraprende il percorso adottivo, si attiva l’immaginario che permette ai futuri genitori di sentirsi più vicini, di iniziare a costruire quel famoso ponte che consentirà a loro e al/i futuro/i bambino/i di “incontrarsi”.

È di fondamentale importanza dedicare del tempo alla preparazione di questo momento, non solo rispetto a “cosa mettere in valigia” ma una preparazione intesa come un “allenamento emotivo”, in cui ci si possa confrontare su tutti quei vissuti che l’incontro può suscitare.

Adozione. Prendere consapevolezza delle proprie insicurezze

Il tempo dell’attesa dopo l’abbinamento del bambino si differenzia a seconda del Paese con cui si è stati abbinati e tale periodo ogni coppia lo sfrutta come meglio crede. Allo stesso tempo, i futuri genitori si ritrovano a poter vivere e confrontarsi con timori più specifici collegati proprio all’incontro e alla paura di non essere all’altezza di assolvere quel ruolo genitoriale che tanto attendono. È importante dare spazio a tali timori, permettendo così un riconoscimento delle proprie paure, delle proprie insicurezze in modo tale da iniziare un confronto con esse, cercando di affrontarle e se necessario confrontandosi con un esperto. Una maggiore consapevolezza delle proprie insicurezze darà spazio ad un passaggio cruciale nel percorso adottivo che è caratterizzato dal creare una continuità tra passato, presente e futuro. Gli aspiranti genitori adottivi non dovranno avere timore della propria storia, di quanto vissuto prima della decisione di adottare, al contrario i loro vissuti dovranno essere il motore che quotidianamente permetterà loro di andare avanti, di credere nel loro sogno, di lavorare su ciò che più li spaventa.

Diventare genitori non è un mestiere che si impara dall’oggi al domani

È comprensibile avere timori, vivere sentimenti contrastanti, come sentirsi capaci ma allo stesso tempo provare un senso di inadeguatezza rispetto a tale compito tanto voluto e temuto. L’accoglienza di queste emozioni permetterà alla coppia di avvicinarsi al nuovo ruolo che andranno ad intraprendere, confrontandosi anche con la possibilità che tali paure, perplessità possano accompagnare qualsiasi genitori, indipendentemente da come lo sono diventati. Bisogna diventare consapevoli che tali emozioni possano essere provati e vissuti anche come “sani”, perché consentiranno di andare avanti in modo costruttivo, accogliendo a pieno tutto quello che stanno vivendo e che andranno a vivere nella bellezza del ruolo genitoriale. Allo stesso tempo tale processo di consapevolezza consentirà di trasferire sicurezza anche ai futuri figli, in quanto tale disorientamento iniziale potrà appartenere anche a loro che si troveranno catapultati in un ambiente diverso dove ri-costruire le proprie sicurezze. Vivere la tranquillità dei genitori nella loro completa accoglienza e fiducia delle loro capacità genitoriali consentirà di dare vita a legami affettivi stabili, caratterizzati da un senso di appartenenza reciproco. Autorizzare se stessi, come genitori, a provare diverse emozioni,  vivere timori, vissuti contrastanti e di disorientamento, permetterà ai futuri figli di esprimere con naturalezza e senza timore i propri vissuti.

 Elisa Sciommarello – Psicologa Sede Bolzano Ai.Bi.

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