Il racconto di una mamma affidataria “matta”: “Le sue manine che mi accarezzano, i suoi sorrisi, la forza che mi dà batte ogni barriera”

L’affido come l’adozione ti mette a volte al cospetto di situazioni che li per lì ti sembrano più grandi di te, delle tue forze ed energie fisiche e mentali. E la tentazione di mollare e di dire “non siamo in grado” è forte. E’ proprio qui che invece bisogna avere il coraggio di “fare il salto” e farsi trasportare semplicemente dell’amore che quel bambino è lì pronto a dare.  Quello che segue è la “confidenza” di una mamma che si autodefinisce MATTA (nel senso positivo del termine) e che  racconta la sua grande storia d’amore con il suo bimbo disabile. Perché la disabilità non è una disgrazia.

Avrei voluto scrivere la testimonianza del nostro affido familiare già un po’ di tempo fa, ma non trovavo le parole, o forse aspettavo il momento esatto.

Ecco oggi la racconto:

Quando abbiamo presentato domanda di affido familiare mai, e dico mai, ci saremmo sognati un bambino come il nostro piccolo. Avevamo puntato su bambini relativamente “neonati” e senza nessuna disabilità. Forse l’inesperienza, forse i troppi consigli, forse la giovane età. E così siamo rimasti nel limbo fino a qualche mese fa.

Un giorno, grazie ad un semplice appello, con mio marito cominciamo a valutare l’idea di aprire i nostri orizzonti (con il tempo si matura o forse semplicemente dovevo ancora introdurmi nel NOSTRO CAMMINO).

Ed è stato così che un giorno, a metà aprile, un Angelo (meglio conosciuta come una delle Mamme Matte!!) mi racconta che poco lontano da me esisteva mio figlio… e da lì niente ha avuto più senso.

Nessuno ancora ci aveva chiamato per l’affido familiare e già parlavamo di lui come fosse presente nella nostra vita.

Il mio bambino, mi stava aspettando!

Quando ci siamo visti le sue braccia hanno parlato per lui stringendomi in un abbraccio, è da lì è cominciata la nostra meravigliosa avventura.

Ci siamo rapportati con il suo passato difficile; da quando sta con noi (nonostante sia passato ancora poco tempo) abbiamo smosso il mondo intero per riuscire ad avere il massimo appoggio da chiunque ci potesse fornire sostegno e strumenti per andare avanti e farlo sentire il più protetto possibile.

Perché, infatti, all’inizio del percorso di affido familiare, non nego di aver dubitato di essere capaci a camminare da soli, non nascondo di avere avuto paura, ma poi mi ha chiamato MAMMA, ha cominciato ad abbracciarmi e sorridermi, ha cominciato a voler essere addormentato in braccio.

Ha riacquistato la fiducia in una famiglia: sentiva che eravamo lì solo per lui.

Mi ha regalato emozioni che non pensavo si potessero provare come essere umano.

Le sue manine che mi accarezzano, i suoi sorrisi, la forza che mi dà batte ogni barriera. Oggi ho trovato finalmente l’ultimo pezzettino di puzzle per capire che era il momento per dire: NOI SIAMO UNA FAMIGLIA, pazza, sono una Mamma Matta, ma CON TANTO AMORE GRAZIE A LUI.

Forse è difficile da spiegare perché dovrebbe essere raccontata tutta la sua storia per capire fino in fondo, ma quando lui decide che ha bisogno di dormire con te, che ha bisogno di essere ACCUDITO, quando ha capito che lo zaino lo porta mamma, quando comincia a capire che ci saranno sempre la sua mamma e il suo papà e non dovrà arrangiarsi da solo, la fatica scompare.

Beh cos’altro posso aggiungere? Ah si, che nessun altro bambino sarebbe stato perfetto per noi.

Quindi GRAZIE Mamme Matte perché avete ricongiunto un bambino con la sua famiglia.

Cosa posso consigliare a chi si avvicina all’affido familiare?

Non fermatevi agli stereotipi delle persone, non ascoltate i consigli di chi pensa che “disabile” sia una disgrazia: ogni bambino ha la sua mamma e per ogni mamma il suo bambino sarà perfetto bisogna solo aprire il proprio cuore.