Reggio Calabria: non più comunità educative per i minori fino a 10 anni

reggio calabriaIl migliore rimedio alla crisi si chiama famiglia. Davanti ai tagli imposti dalle politiche di austerity, che hanno notevolmente ridotto le risorse per i servizi sociali, a Reggio Calabria si è pensato di puntare su un nuovo modello di welfare fondato sulle famiglie e le associazioni, capaci di creare benessere e legami positivi.

Nell’ottica di valorizzare queste risorse, il territorio reggino è stato inserito nel progetto pilota a livello nazionale chiamato “Pippi”. Si tratta di un percorso in cui alcune famiglie si mettono al fianco di altre che si trovano a vivere in situazioni di difficoltà, al fine di prevenire l’allontanamento dei bambini dal proprio contesto sociale e familiare.

Niente più comunità educative, quindi, per i piccoli tra gli 0 e i 10 anni. Questo dicono le nuove linee guida sull’affido, volte a superare la prassi attuale che consiste nel collocamento in comunità di quei bambini che devono essere immediatamente tolti ai genitori. Il progetto quindi intende potenziare soluzioni oggi ancora poco praticate come l’affido diurno o la solidarietà interfamiliare, valorizzando l’apporto che il Terzo Settore e le famiglie possono dare alla funzione preventiva dell’affido.

“Il Comune e le associazioni – dice Mario Nasone, presidente del centro comunitario Agape – lavoreranno a più progetti sull’affido diurno. Una scelta rispettosa delle esigenze del minore, che scongiura lo sradicamento dei bambini, rispondendo alle esigenze delle donne lavoratrici, che verranno affiancate da famiglie che seguiranno il minore per alcune ore del giorno”.

Al momento sono già 98 le famiglie reggine che si spendono per garantire migliori condizioni di vita sia ai minori che alle loro famiglie di origine. La cultura dell’accoglienza dei cittadini di Reggio Calabria si è già manifestata con alcune famiglie che hanno aperto le porte delle loro case ad alcuni bambini abbandonati, in difficoltà o appena sbarcati sulle nostre coste.

L’investimento nelle famiglie andrebbe quindi a sanare le croniche lacune dei servizi sociali. Da 12 anni, ricorda Nasone, non vengono definiti i livelli essenziali delle prestazioni sociali e in molti territori i servizi affido mancherebbero del tutto. “Emblematica la situazione del Comune – afferma il presidente di Agape – dove, a fronte di 2mila minori a rischio in carico ai servizi, sono solo 7 gli assistenti sociali che li hanno in carico. Professionisti che devono rispondere contemporaneamente alle necessità di altre fasce di utenza: disabili, anziani, immigrati, sfrattati”.

A causa del continuo disinvestimento nel welfare, i cittadini avrebbero quindi perso i riferimenti istituzionali nei vari quartieri. “Se non fossero presenti le realtà del Terzo Settore, del volontariato e delle parrocchie conclude Nasone – la situazione in città sarebbe ancora più drammatica e tante tragedie familiari e umane esploderebbero.

 

Fonte: Gazzetta del Sud