Riforma delle adozioni. La maggioranza concorde: “Non c’è fretta”. Il ddl destinato a un binario morto per evitare scontri nel governo

guerini“Al centro mettiamo il bene dei bambini che aspettano negli istituti”. È iniziata con queste parole del capogruppo alla Camera Ettore Rosato l’assemblea dei deputati del Partito Democratico di mercoledì 2 marzo. In quella riunione sono stati compiuti i primi passi concreti verso un progetto di riforma della legge sulle adozioni che dovrebbe portare il nome dello stesso Rosato. Ma che, già in queste sue prime battute, sembra destinato ad arenarsi su un binario morto e a non vedere la luce se non nella prossima legislatura. Questione di equilibri interni alla maggioranza, per non rischiare di aprire un fronte di infinita conflittualità tra i suoi partiti. Al momento l’esecutivo punta a portare a casa il sì della Camera sulle unioni civili senza modificare il testo uscito con tanta fatica dal Senato e non intende aprire altri focolai di polemica tra le sue diverse anime.

Per le adozioni si vuole quindi seguire un percorso condiviso, partendo da un’analisi della situazione attuale. È appena partita infatti l’indagine conoscitiva su dati e criticità della 184/1983, che prenderà in considerazione il parere di ministri, operatori del settore e famiglie.

Ma in generale, dalla maggioranza, si tende a frenare. “Su una legge così importante c’è bisogno di prendere il giusto tempo per approfondire”, ha detto il numero 2 del Pd Lorenzo Guerini. Gli fa eco, sempre tra i dem, David Ermini: “Va bene un riordino della materia, pensando in primo luogo all’interesse delle creature. Ma senza fretta e considerando che agli italiani la stepchild non piace, perché non ha gli anticorpi della pratica dell’utero in affitto. Su quest’ultimo punto è intervenuto anche il capogruppo di Area Popolare Maurizio Lupi: “I patti sono chiari – ha spiegato -: l’intero governo ha detto no alle adozioni gay, alla stepchild e all’utero in affitto. Chiunque parli di adozioni gay lo fa a titolo personale”.

Ma su questo non c’è assolutamente chiarezza. Altre componenti della maggioranza, come i socialisti di Riccardi Nencini, spingono per la stepchild e hanno già un ddl pronto in tal senso. Il fatto è che l’intenzione iniziale del Pd era quella di dare vita a una riforma delle adozioni che preveda anche l’apertura ai single e alle coppie omosessuali.

“Non c’è bisogno di andare di fretta per fare un testo comunque”, ha ribadito anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Rispondendo al question time proposto da Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita, che chiedeva di considerare reato il “turismo riproduttivo” anche se effettuato all’estero, Lorenzin ha anche riaffermato la sua “più ferma condanna verso la pratica della maternità surrogata” definita “un vero e proprio abominio”. Sulla stessa linea anche esponenti di ben altra estrazione politica, come il leader di Sinistra Italiana Stefano Fassina. Tornando sul figlio avuto da Nichi Vendola con l’utero in affitto, Fassina ha definito questa pratica mercificazione del momento più alto e spirituale della vita, la nascita di un bambino”. Perché un figlio non è un diritto e la maternità surrogata è davvero insostenibile”.

Se la contrarietà all’utero in affitto è ormai quasi unanime, meno facile appare dunque il cammino della riforma sulle adozioni. Tutto lascia prevedere infatti che il testo, dopo essere stato presentato, farà il suo cammino in commissione con decine di audizioni. E dopo l’estate sarà parcheggiato su un binario morto.

 

Fonti: Avvenire, la Repubblica