Russia: quando un’adozione fa svanire le “cicatrici” dell’abbandono

Immaginate una coppia di giovani del Michigan (Usa), che cercano di adottare un secondo figlio e che viaggiano per giorni in tutto il mondo per salvare una bimba di 2 anni di nome Maria, che ha una palatoschisi.

Una bambina che non ha mai conosciuto l’amore di una madre o l’abbraccio di un padre, che però, sente un’istantanea antipatia per l’uomo e la donna che la osservano nel suo orfanotrofio, “minacciando” di strapparla via dall’unica casa che avesse mai conosciuto.

Questa storia ha diversi punti curiosi, ma culmina con un lieto fine che potrebbe far venire la pelle d’oca a Walt Disney.

Oggi, Maria, è una bella ragazza con molti doni – tra i quali la parlantina; secondo i suoi amici non solo è guarita, ma è fiorita. Le sole cicatrici che Maria ha portato nell’età adulta sono quelle rese necessarie dalla riparazione della sua palatoschisi, avvenuta con successo – e anche quelle stanno svanendo. La sua storia poteva finire molto peggio.

Secondo i conuigi Lepore, vi era la possibilità molto reale che la sua palatoschisi non si sarebbe fermata e lei sarebbe cresciuta senza la capacità di parlare. “In questo caso, le probabilità di sopravvivenza sarebbero diminuite di molto”.

Un assistente sociale ci ha detto, ‘Non aspettatevi l’amore a prima vista’”, ricorda Jackie Lepore. “E aveva ragione. Non le piacevamo”.

Dopo mesi di attesa e chilometri di viaggio, i Lepore, di Rochester Hills, erano fuori di sé per l’eccitazione e la prospettiva di essere finalmente nello stesso paese e nella stessa stanza di loro figlia adottiva. Sulla base delle informazioni che avevano ricevuto e di una minuscola fotocopia di una foto che avevano visto, si aspettavano che Maria fosse una bambina di due anni fragile e delicata.

Non era proprio così. Maria si presentava forte e vivace e nel primo incontro ha respinto le attenzioni dei Lepore. “Io non lo ricordo”, ha detto Maria. “Ma dalle foto, so che ero molto triste e confusa quando sono arrivati”.

Jackie Lepore attribuisce gran parte dell’angoscia all’intelligenza della bambina. “Lei sapeva che quando gli “stranieri del grande popolo” venivano in orfanotrofio, uno dei bambini scompariva per sempre. Lei non voleva sparire.”

Tomsk, una delle più antiche città della Siberia, è un luogo dove gli inverni sono così lunghi e rigidi che anche Jackie e Antonio Lepore sono stati presi alla sprovvista. Il volo di quattro ore da Mosca li ha lasciati in un aeroporto dove vi era un “nero inquietante, come la pece”, ha detto Anthony Lepore, e faceva così freddo, anche se era agosto, che abbiamo dovuto indossare i cappotti.

L’orfanotrofio, era molto austero, ricordano i due genitori, ma era un luogo piacevole in cui le badanti si prendevano cura dei bambini come dei propri figli. L’ultimo giorno di Maria a Tomsk, anche i membri dello staff dell’orfanotrofio che non erano in servizio sono venuti a dirle addio.
Dal punto di vista di Maria, il processo di adozione deve essere sembrato un passaggio straziante. Sono venute delle persone grandi che parlavano in una lingua diversa e l’hanno portata via dai bambini che aveva conosciuto fin dalla nascita. Aggiungendo al danno anche la beffa, ai Lepore fu infatti proibito persino di prendere gli abiti di Maria o altre cose dell’orfanotrofio. “Le è stato portato via tutto” ha detto Jackie “L’unica cosa che aveva era il suo nome. Non siamo riusciti nemmeno a tenere le sue scarpe”.

I Lepore non erano estranei all’adozione. Hanno cominciato vagliando la possibilità nel 1990, quando divenne chiaro che non erano destinati ad avere propri figli biologici. Dopo un anno hanno avuto la loro prima figlia, Vanessa.

Vanessa, che aveva 4 anni quando Maria è arrivata a casa, ricorda che era eccitata all’idea di avere una sorella. “Ho pensato che sarebbe stato divertente giocare con lei”, ha detto Vanessa, che ora è una matricola presso l’Università del Michigan. Ma invece di divertirsi con i giocattoli, ascoltava piangere Maria.

I Lepore hanno provato di tutto ma la tristezza di Maria era pervasiva. “Abbiamo dovuto chiudere le finestre in modo che i vicini non si allarmassero” ha detto Jackie.

Tutta la famiglia era tesa. Entrambi i genitori hanno perso peso. Poi, una sera, Vanessa ha fatto un gesto semplice e generoso: ha messo un braccio intorno all’inconsolabile Maria e l’ha condotta nella sua camera da letto. Quella notte, Maria ha dormito con Vanessa, e la casa, per la prima volta da settimane, è stata tranquilla e serena.

(Fonte: www.adoption.com 18/4)