Sbarco dei minori stranieri non accompagnati: ora è vera emergenza!

Al 31 luglio si contavano 21.710 minori  non accompagnati accolti in Italia mentre alla stessa data del 2022 erano 16.470, ma solamente nel weekend del 19 e 20 agosto oltre 2.000 minori sono sbarcati sulle coste italiane

L’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi, ha sollevato una voce d’allarme al Meeting di Rimini, sottolineando l’importanza di affrontare il tema dell’immigrazione e dell’accoglienza con un approccio concertato e un intervento a livello europeo.
Il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha ribadito che l’accoglienza rappresenta un dovere morale.
Di fronte ad un fenomeno globale, come questo è necessario mettere insieme istituzioni, enti locali, organizzazioni, della Chiesa e del Terzo settore, per affrontare una situazione che rischia di essere di emergenza.

La situazione in Italia

Nel corso dell’anno, oltre 105.000 migranti hanno raggiunto l’Italia. Nel recente fine settimana, quasi duemila minori non accompagnati hanno attraversato i confini nazionali. Questo afflusso costante sta esercitando una pressione insostenibile sulle strutture di accoglienza, specialmente quelle destinate ai minori.
L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha ribadito l’importanza di garantire un’adeguata assistenza ai minori non accompagnati e ha chiesto ai Comuni di assumersi questa responsabilità. In risposta, il governo ha attivato 15 centri dedicati specificamente a questi giovani.

La questione dell’accoglienza

La questione dell’accoglienza dei minori è diventata una fonte di conflitto tra il governo centrale e gli amministratori locali. L’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) ha respinto le accuse di posizioni ideologiche e ha evidenziato che sindaci provenienti da diverse aree politiche stanno affrontando sfide simili a causa del flusso senza precedenti di migranti.

Le misure prese in considerazione

Nel tentativo di fronteggiare l’aumento degli arrivi, il governo sta valutando l’adozione di misure più severe per i rimpatri e la revisione delle strutture di accoglienza eccezionale.
La situazione è giunta a un punto critico, e l’Italia sta cercando soluzioni coordinate e a lungo termine in collaborazione con le istituzioni europee per gestire questa sfida complessa e urgente.

I minori non accompagnati

L’emergenza dei minori migranti non accompagnati continua a porre l’Italia di fronte a gravi sfide. Con oltre 20.000 giovani giunti nel Paese da soli, l’accoglienza e la gestione di questi adolescenti e bambini rappresentano una questione cruciale che richiede una risposta immediata e coordinata. Nonostante le tragiche vicende che spesso li portano all’attenzione mediatica, la tutela e l’integrazione di questi giovani rimangono aspetti spesso trascurati.
Il governo italiano è al lavoro per affrontare la situazione, valutando una revisione delle norme sulla verifica dell’età dei migranti nel decreto di sicurezza previsto per settembre. Attualmente, la legge firmata da Sandra Zampa del Partito Democratico prevede l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in centri specifici, ma la carenza di queste strutture e la mancanza di standard adeguati rappresentano ostacoli significativi.

I dati

Secondo i dati più recenti, aggiornati a luglio, in Italia sono presenti 21.710 minori non accompagnati. La maggioranza di essi è composta da ragazzi maschi (87,2%), con la fascia d’età dei 17 anni che rappresenta la percentuale maggiore (44,6%). Le nazionalità più comuni tra questi minori sono egiziane (24,7%) e tunisine (20,4%), seguite da Guinea, Costa d’Avorio e Gambia. Tuttavia, la distribuzione geografica delle destinazioni d’accoglienza non è uniforme, con la Sicilia che accoglie il 23,8% dei minori e la Lombardia il 12,9%.
La legge Zampa, in linea con le convenzioni internazionali, considera i minori come tali prima ancora che come stranieri. Tuttavia, l’attuale numero insufficiente di centri di accoglienza specifici e la carenza di standard adeguati rappresentano un ostacolo all’attuazione di questa legge. La normativa prevede che entro 30 giorni dalla loro identificazione i minori debbano essere assegnati a un affido familiare o a una comunità di accoglienza gestita dai Comuni. Tuttavia, il numero di posti disponibili è insufficiente, costringendo molti minori a finire in strutture destinate agli adulti e rallentando il processo degli affidi familiari.