Stuprata da un prete, abbandonò la figlia: ora la Cassazione gliela restituisce

giudiceLeggo dal giornale:  “Suora stuprata da un prete, abbandonò la figlia. La Cassazione – ora ridatele la bambina.”  

Quanta violenza racchiusa in un solo titolo. Certo, Signore, che a volte facciamo proprio fatica a scorgere quale sia il disegno che hai fatto su di noi… Non bastava il morire a se stessa di una suora per richiamare ad una autenticità vocazionale, occorreva il generarsi ad una maternità biologica per rinascere anche nella fede? Era proprio necessario mostrarci la nudità di un padre biologico fino a questo punto?

Confido solo nelle tue possibilità per farlo riemergere (ammesso che ci sia stato abuso), alla dignità di uomo e di padre.  Ma non vorrei staccare il mio sguardo dal “Mistero dell’incarnazione”, che in questa bambina è quanto mai imperscrutabile per orientare la mia preghiera secondo i canoni di una compassione umana e di fede. Ricordate che sul mantello di Gesù, simbolo della sua regalità, fu gettata la sorte? Anche sulla sacralità di questa creatura, proprio chi avrebbe dovuto proteggerla ha gettato la sorte.

In questi due anni, il Tribunale per i Minori, la Corte d’Appello, oggi la Cassazione hanno cercato di fare “giurisprudenza”, sempre in nome del “bene prioritario del minore”, ma di fatto questo si è tradotto in una lotta tra una Corte d’appello che decreta l’adottabilità, e una Cassazione che in via definitiva determina il ritorno dalla mamma… viene da chiedersi: come mai pronunciamenti diametralmente opposti? Dove sono finiti gli “elementi oggettivi” che definiscono le competenze genitoriali biologiche?

Spero non ci si sia affidati solo ad elementi prognostici per definire le sentenze – la disparità dei pronunciamenti me lo fanno supporre – perché in questo caso non si è certo fatto l’interesse della minore, che ha bisogno di figure genitoriali valutate  affidabili su dati certi.

Prima della Cassazione, gli atti finiscono in una pubblicazione per magistrati, di fatto facendo venir meno la tutela della privacy sulla bambina e non solo… che strano modo di “essere custode di mio fratello”. Anche sulle vesti della coppia “adottiva”, che si è presa cura della bambina, si è gettata la sorte, a partire dal fatto che non era coppia “affidataria”: eppure il Tribunale per i Minori ha chiesto loro la disponibilità, prendendoli dalla lista delle coppie idonee all’adozione, nella consapevolezza che la mamma biologica aveva firmato la rinuncia alla figlia e quindi – come recita la legge – si sarebbe dovuta dichiarare “l’immediata “ adottabilità della bambina.

Che strano modo di procedere, di promuovere l’adozione, e di tutelare la paternità e maternità di questa coppia, di perorare il diritto prioritario del minore. Signore, con questa storia mi viene solo da chiederti scusa per quello che umanamente siamo riusciti a combinare. Non mi resta che dirti “Misericordia io cerco, e non sacrifici“, per dirlo con (Os 6,6), per questo padre e questa madre naturali;  per la bambina e per la coppia adottiva, ti chiedo di continuare a portarli sulle tue ali, per mantenere alto il loro spirito provato dai limiti della nostra storia.

 

Paolo Carassai

Presidente dell’associazione La Goccia Onlus