Suicidio assistito. Dopo la sentenza le 40 associazioni di Pro Persona si appellano al Parlamento

“Sovvertimento antropologico. Urge stagione di dialogo per salto di consapevolezza del mutamento genetico delle istituzioni”

Mentre ancora si attende il testo completo della sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito, le 40 sigle associative del mondo cattolico riunite nel comitato Polis Pro Persona, tra cui è presente anche Ai.Bi. – Amici dei Bambini, che hanno partecipato a un importante convegno in materia lo scorso 11 settembre a Roma alla presenza del presidente della CEI, il cardinale Gualtiero Bassetti, hanno fatto sentire nuovamente la propria voce.

“Evidenze ovvie fino a qualche decennio fa – spiegano le associazioni – sono crollate (…) le istituzioni non sono più per una persona ritenuta sempre inviolabile, in ogni istante della vita. Invece, un’esistenza sofferente, fragile, malata (diciamo pure inutile) è divenuta disvalore ‘intollerabile’”. Si è arrivati al punto in cui “il Servizio sanitario dovrebbe organizzare l’’esecuzione’ della volontà di morire”.

Si tratta di un “sovvertimento antropologico (…) imposto esaltando il dogma dell’autodeterminazione assoluta di un singolo lasciato solo col suo dolore”. In questo modo “il più debole viene fatto sentire un peso, indotto ‘a rinunciare a tutto e spezzare ogni legame’”.

Il comitato si chiede quindi ancora se “troveremo ancora medici e ospedali dedicati fino in fondo a curarci in modo appropriato”.

Polis Pro Persona ha richiesto “un incontro urgente ai presidenti di Senato e Camera”, affinché il Parlamento rifiuti “un ruolo da mero esecutore e sappia approntare un’agenda all’altezza della drammaticità della breccia aperta”, poiché “è necessario prendere atto che siamo di fronte a una vera e propria inversione di rotta del concetto di cura e assistenza. Urge perciò una stagione di dialogo per un salto di consapevolezza del mutamento genetico delle istituzioni. Un dialogo che vorremmo accendere in tutto il Paese, nella verità, desiderando il confronto e un nuovo incontro fra proposte antropologiche e pre-politiche molto diverse”.