La testimonianza di Martina (Universitaria LUISS): “Una cosa mi ha stupita più di tutte: i sorrisi delle persone a cui la vita ha deciso di non sorridere per nulla!”

Sono partita con l’intento di fare del bene, e sono tornata con la consapevolezza che alla fine quel bene era stato fatto a me” comincia così la testimonianza di Martina, una dei sei volontari universitari che ha aderito al progetto “VolontariaMENTE”, promosso per il secondo anno consecutivo da Ai.Bi. e Fondazione Sinderesi Praticare l’Etica in collaborazione con l’Università LUISS Guido Carli.
Il mio viaggio verso Milano è iniziato con l’intento di dare un aiuto a chi nella vita è stato meno fortunato, con un filo di timore e di diffidenza rispetto a situazioni e a persone a me fino a quel momento sconosciute”- racconta la studentessa – “siamo entrati in contatto con situazioni che nelle nostre vite di tutti i giorni non immaginiamo, e una cosa mi ha stupita più di tutte: i sorrisi delle persone a cui la vita ha deciso di non sorridere per nulla, e la forza e l’entusiasmo con cui il team di Ai.Bi. affronta queste difficoltà ogni giorno. Ai.Bi. non è una comunità, ma una grande famiglia composta da grandi persone con un grande Cuore”.
Martina, partita da Roma con l’intento di fare del bene, si stupisce di quanto l’accoglienza che ha ricevuto le abbia fornito una seconda casa: “Siamo stati accolti in casa loro, perché è così che è giusto definirla, hanno cucinato con noi, preparato dei giochi, sorriso e raccontato qualcosa della loro esperienza, ci siamo divertiti, e sono riusciti a farci dimenticare, anche se per poco tempo, quello che stavano affrontando” – e aggiunge – “e poi c’erano i bambini, quelli che hanno sfidato il mare in cerca di salvezza, o quelli le cui mamme hanno dovuto chiedere aiuto per andare avanti e che nonostante abbiano visto cose che noi non siamo neanche in grado di immaginare, ci hanno travolti con un’allegria stupefacente”.

L’esperienza che più mi ha toccata è stata alla Casa di Pinocchio, una comunità di ragazzi adolescenti che sono stati abbandonati a loro stessi troppo presto, in un’età in cui si è ancora un po’ bambini, in cui si vive di cose leggere e in cui è troppo presto per comportarsi da adulti. Questi ragazzi invece lottano per inserirsi nella società, per imparare la nostra lingua, per finire la scuola. Ognuno di loro ha un progetto di vita ben chiaro e si impegna a portarlo a termine, per riscattarsi da una vita che fino ad ora è risultata dura e crudele.”
L’allegria dei bambini, che nonostante le difficoltà ancora non smettono di sorridere e giocare, è, per Martina, sinonimo di lotta e coraggio, che le hanno aperto il cuore più di quanto potesse pensare: “Devo perciò ringraziare i bambini, le mamme, i ragazzi, ma anche gli educatori e tutte le persone che ogni giorno danno un po’ di felicità a chi ne ha bisogno, noi compresi.  Porterò ognuno di questi per sempre nel Cuore”.