“Tutta la Parola di Dio ci rimanda al corpo di Gesù, che è la storia del dono di Dio a noi”

gesù in sinagogaIn occasione della III Domenica del Tempo Ordinario, la riflessione di don Maurizio Chiodi, assistente spirituale nazionale di Ai.Bi. Amici dei Bambini e de La Pietra Scartata, prende spunto dal Libro del profeta Neemia (Nee 8,2-3, 5-6, 8-10), dalla Prima Lettera di san Paolo Apostolo ai Corinzi (1Cor 12,12-31) e dal brano del Vangelo di Luca (1,1-4; 4,14-21) in cui si narrano i primi insegnamenti di Gesù nella sinagoga.

 

La Parola oggi parla di sé stessa: “al centro è la Parola”, così potremmo intitolare la Parola che abbiamo ascoltato.

Noi stiamo celebrando la liturgia della Parola, il primo fondamentale momento di ogni celebrazione dell’Eucarestia. Il centro di questo momento non è l’omelia, ma è la proclamazione della Parola. L’omelia, la predica, vorrebbe e dovrebbe solo accostarci alla Parola proclamata, per comprendere un po’ meglio di chi e di che cosa parla; per riconoscerne il significato universale, per tutti, che essa ci rivolge e, soprattutto, per gustare per noi e per le nostre comunità, oggi, la bellezza e la forza di quella Parola.

 

L’atto liturgico che noi siamo compiendo ha una lunga storia, di cui la Parola di oggi ci riporta alcuni frammenti, che sono però molto significativi anche per noi.

 

La prima lettura racconta, in sintesi, un momento commovente e speciale della storia del popolo di Dio, Israele, dopo il suo ritorno dall’esilio.

Sotto la spinta del governatore Neemia e del sacerdote e scriba Esdra,«tutto il popolo» viene convocato, radunato, per ascoltare la legge di Dio, il libro della Torah, che raccoglieva già allora i cinque primi libri dell’Antico Testamento.

Con grande solennità vengono descritti i vari momenti di questa ‘convocazione’, che non possono non ricordarci le nostre liturgie della Parola.

 

È il sacerdote Esdra che porta «la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere».

La Parola si rivolge agli adulti, più che ai bambini, non certo per ‘disprezzare’ i bambini. Al contrario, la Parola va letta e spiegata anche a loro, ma in modo diverso che agli adulti.

A volte, invece, succede proprio il contrario – e lo dico senza mancare di rispetto a nessuno degli adulti! –. A volte, invece, proprio oggi, succede che molti adulti stanno davanti alla Parola come dei bambini, o perché sono rimasti ai ricordi dell’infanzia, nella loro conoscenza della Parola, o perché davanti a questa stanno distratti, poco partecipi e interessati, o poco attenti.

Così la Parola ‘scivola’ via sulla loro pelle e va perduta la sua ricchezza. La Parola è rivolta a noi, perché la amiamo, la comprendiamo, la facciamo nostra: essa infatti ci parla sempre di Dio e del suo amore sovrabbondante, della sua alleanza con noi.

 

Il libro di Neemia dice in modo molto bello: «tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge». È forte questa espressione: «tendeva l’orecchio».

Certo, allora non c’erano i microfoni e oltretutto si era all’aperto, in una piazza, per poter contenere tutto il popolo insieme. Ma questo ‘tendere l’orecchio’ dice di una sollecitudine, di un interesse, di un desiderio, per ascoltare, per comprendere.

Per questo si era costruita«una tribuna di legno», dalla quale il sacerdote Esdra leggeva il libro.

Questa «tribuna di legno» era l’antenato dei nostri pulpiti, che hanno lo stesso scopo: la Parola è proclamata dall’alto, non solo per essere ascoltata meglio, ma perché essa viene dall’alto, anche se è pur sempre detta in parole umane.

 

Ancora si dice che quel giorno, dalla mattina fin«dallo spuntare della luce», per molte ore, «fino a mezzogiorno», la Parola venne proclamata. Questo non significa solo che lessero tutta la Parola, ma, più in profondità, che per essere compresa la Parola deve essere ascoltata tutta intera.

La Parola è come un corpo, che ha diverse parti – come ricorda la seconda lettura, anche se parlando della Chiesa e della comunità cristiana! – e questo significa che ogni parte rimanda all’altra. Le parti più oscure devono essere comprese attraverso quelle più luminose e chiare. La Parola è un corpo, dove tutto è collegato e vivo. In fondo, tutta la Parola di Dio ci rimanda a Gesù, al suo corpo, alla sua storia, che è la storia del dono di Dio a noi! E questo ‘corpo’ chiede oggi di diventare di nuovo carne, storia, attraverso di noi, le nostre comunità, le nostre giornate quotidiane.

 

Il libro di Neemia, la prima lettura, racconta anche di come il popolo ascoltava, ricordando le posture del corpo di chi era lì presente. Anche questa non è affatto una cosa secondaria. Si ascolta col corpo, grazie al corpo.

«Come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi». Il popolo di Dio ‘scatta in piedi’, quasi come sull’attenti, appena il libro viene aperto. È quello che facciamo noi quando proclamiamo il momento culminante della parola: il Vangelo!

Si dice poi che il sacerdote benedice Dio,«Dio grande», e che«tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani». E poi, subito dopo, tutti«si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore».

Queste diverse posizioni indicano la gioia, la gratitudine della preghiera (alzare le mani), perché l’ascolto è sempre una preghiera, una relazione; e poi la venerazione e l’adorazione nei confronti di una Parola che rende presente colui che in quella Parola ci parla, si rivolge a noi!

 

Poi ancora si dice che,«a brani distinti»,i diversi «leviti» – la classe dei sacerdoti –«leggevano il libro della legge di Dio … e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura».

Erano come gruppi di catechesi, di approfondimento, per meglio comprendere, per ascoltare in profondità, per appropriarsi di questa Parola.

In effetti, non bastano certo dieci minuti o al massimo un quarto d’ora alla settimana, per approfondire la parola.

Oggi gli adulti non partecipano quasi più alle catechesi.

È rarissimo che ci siano gruppi, nelle nostre comunità, che si ritrovano per una ‘lectio’ e cioè per una condivisione più profonda che nasce dall’ascolto della Parola.

Sono anche molto poche le persone o le famiglie che, tutte le settimane, prendono in mano la Parola della domenica e la meditano, con amore e in profondità.

Sono anche poche le persone che, ogni giorno, ascoltano e meditano la Parola dell’Eucarestia quotidiana.

Così, le nostre comunità rischiano di essere ‘morte’, perché non assimilano, non ‘mangiano’ la Parola, non se ne nutrono.

 

Alla fine di questa giornata intensa, il sacerdote, il governatore, i leviti, tutti coloro che avevano ‘spezzato’ il pane della Parola, dicono: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio». È un giorno dedicato a lui, come è – o dovrebbe essere – per noi la domenica, e come è il sabato per gli ebrei.

 

Soprattutto:«non fate lutto e non piangete!». Fare memoria di ciò che racconta la Parola, certo, ci dovrebbe far piangere: per il dolore, perché racconta le nostre infedeltà, ma anche per la commozione delle cose belle che ci annuncia!

Per questo Neemia dice a tutto il popolo: ”dovete essere nella gioia, deve prevalere in voi la gioia”, «non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

Il pianto di dolore, di chi è infedele, deve cedere il passo al pianto della gioia, alla festa.

E così, tutti mangiavano e condividevano un cibo ricco e eccellente. Così facciamo anche noi: dopo l’ascolto della Parola, condividiamo la bontà del pane dell’Eucarestia.

 

Il Vangelo, in uno splendido racconto, di cui riprendo solo la conclusione, ci narra di un giorno particolare altamente simbolico, quando Gesù, di sabato, nella sinagoga,«si alzò a leggere» e – casualmente? – «gli fu dato il rotolo del profeta Isaia», ma lui andò a cercare il passo dove si annunciava«l’anno di grazia del Signore». E, mentre«gli occhi di tutti», in quella sinagoga, stavano«fissi su di lui» egli annunciò: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

 

In lui, Gesù, si compie tutta la Parola dell’antica Legge, una volta per sempre.

Quando noi ascoltiamo la Parola è Lui che ascoltiamo, è Lui che ci parla, portandoci la liberazione, la luce, la grazia!