“Tutto a posto, andiamo, non perdiamo tempo che c’è molto da fare”. I bambini di Laura Scotti non potevano aspettare!

Il commovente ricordo vent’anni dopo quel maledetto incidente in Kosovo

Il 12 novembre del 1999 resterà una giornata drammatica nella storia di Ai.Bi. – Amici dei Bambini. In quel giorno Laura Scotti, che aveva lasciato una carriera nel mondo profit per diventare responsabile ufficio stampa e comunicazione dell’organizzazione, moriva in Kosovo insieme a altri operatori umanitari a seguito di un incidente aereo nei cieli di Pristina. Oggi, vent’anni dopo, si è ricordata la figura di Laura con una giornata di preghiera e raccoglimento.

“Cosa scrivere ancora dopo quel venerdì 12 novembre – ricorda Francesca Mineoquando in una giornata di conferme e smentite, si cercava solo di avere la risposta che non arrivò mai, la telefonata con la voce squillante di Laura che avrebbe semplicemente detto ‘Tutto a posto, andiamo, non perdiamo tempo che c’è molto da fare’. Oggi sono vent’anni da quel giorno, un anniversario che, non solo i familiari, ma anche tante persone segnano sul calendario della loro Memoria”.

“Come Laura Scotti, su quel volo del Programma Alimentare Mondiale (PAM) diretto a Pristina in Kosovo, schiantatosi contro le montagne prima dell’atterraggio, c’erano molti cooperanti e dipendenti di agenzie internazionali, impegnati nella ricostruzione del paese, un francobollo nello scenario frammentato dei Balcani. Erano in totale 24 persone, i nostri connazionali 11: tutti, a vario titolo, in missione umanitaria. Laura era stata assegnata alla comunicazione del progetto di Ai.Bi. ‘Emergenza bambini in Kosovo’ così come Paola Biocca era l’addetto stampa del PAM: colleghe che facevano della loro capacità di informare e comunicare la risorsa di supporto a tutte le azioni di cooperazione sul campo. Persone che erano in grado di porsi in ascolto delle vittime dei conflitti e di farsi loro tramite, per essere solo voci, con il diritto di essere ascoltate.Vent’anni dopo molto è cambiato nel mondo dell’informazione e della comunicazione: in giornate costruite di false connessioni, abbagliate da immagini in sequenza rapida, zeppe di pensieri estemporanei circoscritti in meno di 300 caratteri, si sente molto la mancanza di queste voci”.

“Oggi – prosegue Francesca – se ne sentono molte, ma è sempre più difficile essere ascoltati: l’indifferenza verso mondi lontani, la paura del diverso che si vede come nemico fanno sì che le sofferenze altrui, le vite difficili, impossibili, a volte infernali degli altri, non abbiano molto spazio sui nostri media e soprattutto non trovino spazio nei nostri cuori. Di Laura, che pure affrontava difficoltà nel far conoscere la desolazione di chi era stato colpito dalla guerra, ricordiamo invece la gioia di raccontare di quelle persone e di quei luoghi circondati dal fango, isolati nelle campagne dove si viveva ancora a ritmi lenti e dove i bambini imparavano di nuovo a giocare in prati recintati dal nastro arancione dell’associazione, presente ovunque con i suoi Punti Ai.Bi: isole di serenità dopo mesi di bombardamenti, come ho raccontato nel libro ‘I 189 giorni di Laura’. Ogni giorno volano nei cieli aerei pieni di volontari, cooperanti, tecnici, persone che hanno scelto di lavorare per gli altri: senza voler santificare o idealizzare nessun mestiere, è bene però ricordare che tutti questi colleghi sono professionisti – oggi più che mai – che padroneggiano certo tecniche e competenze, ma che in fondo sognano, tutti, di realizzare un modo diverso e migliore, facendo la loro piccola parte”.

“Così – conclude – immaginavano probabilmente Damiano Cantone, medico del CUAMM, che era a bordo di un volo precipitato l’anno scorso in Sud Sudan, così come Paolo Dieci, presidente di Link 2007 che si trovava sul volo della Ethiopian Airlines, caduto vicino ad Addis Abeba. Sono tragedie che purtroppo accadono ma non fermano l’entusiasmo e il lavoro di tante organizzazioni, piccole e grandi, in paesi che altrimenti sarebbero solo un nome su Google Maps. Molto è cambiato anche nel mondo della cooperazione ma qualcosa, a mio avviso, è rimasto intatto: nelle persone in partenza verso paesi in crisi o di ritorno dalle missioni, rivedo sempre quella scintilla che doveva brillare anche negli occhi di Laura Scotti”.