Un’adozione ereditaria e alla fine…giustizia fu fatta

cinese 100Povera, piccola miliardaria. Era stata adottata, a pochi mesi di vita, da un orfanotrofio cinese da una ricchissima famiglia newyorchese, che subito si era accorta che era una bimba special needs. Una bimba che aveva cominciato a pesare. Era diversa dagli altri figli, tutti biologici, sani e biondi, grazie al sangue svedese degli Svenningsten. La coppia newyorchese aveva già quattro figli biologici e durante l’iter adottivo la madre era rimasta nuovamente incinta, mettendo al mondo, pochi mesi dopo il ritorno dalla Cina, l’ultimo erede.

Messi uno accanto all’altro i due piccoli le facevano capire che l’adozione era stata un errore.

Il padre era molto attaccato alla piccola Emily e le voleva bene come una figlia; la madre invece, a detta di molti, non aveva mai sopportato la presenza di quella bimba che aveva continuamente bisogno di una balia e che non era socialmente accettabile.

Così’ alla morte del marito, il magnate John, nel 1997, la moglie Christine si era lentamente allontanata da quella figlia che non aveva mai amato. Non la voleva intorno e appena Emily aveva compiuto sei anni, la vedova l’aveva mandata a vivere in un collegio del Connecticut per bambini portatori di handicap chiamato Devereux Glenholme School. Là la piccola Emily era stata praticamente abbandonata da madre e fatelli.

Anni dopo un avvocato della vedova era arrivato al collegio annunciando che la madre intendeva annullare il rapporto adottivo con la piccola e che la responsabilità di Emily sarebbe ricaduta sull’agenzia adottiva, la prestigiosa Spence Chapin di New York. Nell’ascoltare la triste realtà il vice direttore della scuola, Maryann Campbell insieme al marito Fred Cass, si erano fatti avanti: volevano bene alla piccola e la volevano adottare loro stessi.

Rapidamente, la Svenningsten aveva ceduto i suoi diritti, felice che la piccola, che lei chiamava Emily Fuqui non fosse più un peso, anche finanziario: mentendo, aveva detto alla Campbell che suo marito aveva lasciato ad Emily un’eredità che si aggirava sugli 800 mila dollari. Ma per legge ogni bimbo adottato ha diritto ad una parte dell’eredità, che in questo caso si aggirava, complessivamente, sui 250 milioni di dollari. Un’immensa fortuna, di cui Emily, secondo il voler del defunto padre, avrebbe fatto parte in egual misura con gli altri cinque figli.

Dopo una lunga battaglia legale, un tribunale newyorchese ha dichiarato che Emily ha diritto alla sua percentuale dell’eredità, sbattendo questa storia sulle prime pagine dei rotocalchi newyorchesi e facendo di lei una delle ragazzine più ricche d’America. Una quindicenne fortunata quindi, ma soprattutto perché è profondamente amata dai nuovi genitori, per i quali dal giorno in cui era arrivata, senza famiglia, accompagnata da un autista, nel collegio, Emily era sempre stata una bambina da amare, da accudire come si fa coi più deboli. Un prezioso dono di Dio.

 

Fonte: ABC News – Yahoo.com

(Dalla nostra corrispondente Usa, Silvia Kramar)