Unioni civili. Anche gli intellettuali di sinistra sono contro le adozioni ai gay

adozioni gayCercare un’intesa di governo con Ncd e mettere la fiducia sul testo frutto dell’accordo. O puntare sui Cinque stelle e “sperare” che non si tirino anche questa volta indietro. E’ a questo “bivio”, la legge sulle unioni civili. Due sole soluzioni possibili, secondo Matteo Renzi. Ma la scelta è tutt’altro che indolore, perché in gioco è la “stepchild adoption”, l’adozione del figlio del partner: lo stralcio è il prezzo che Ncd chiede di pagare a un accordo di governo.

E mentre in queste ore febbrili si cercano equilibri e accordi last minute, alla stepchild adoption arriva anche il no di “insospettabili” di intellettuali di sinistra, con argomenti dei cattolici.

Il 2 febbraio scorso, l’intellettuale marxista Beppe Vacca in un’intervista al “Corriere della Sera”, nel ritenere giusto il sì alle unioni civili si dimostra però lapidario nei confronti della maternità surrogata: “Si deve risolvere il nodo della stepchild adoption: trovo fondate le osservazioni di chi dice che può essere un modo surrettizio per introdurre la maternità surrogata, l’utero in affitto”. E, poco sotto, specifica il suo pensiero con un’analisi ancora più incisiva: “Come si fa a dire, per esempio, che avere un figlio è un diritto? Come si può pensare di declinare tutto nella chiave della libertà individuale, come se ciò che accade prescindesse dal modo in cui si compongono le volontà e le coscienze dei gruppi umani?”.

Un vero ribaltamento di prospettiva per il mondo rosso radical che, come attestato in più repliche rabbiose, ha stupito “molta gente di sinistra”. Uno stupore che dovrebbe essere relativo, dato che questa posizione in realtà è coerente con quanto già dichiarato dallo stesso Vacca in una lettera aperta pubblicata da Avvenire il 16 ottobre 2011, dove un gruppo di intellettuali della stessa area (Barcellona, Sorgi e Tronti) auspicavano una “Nuova alleanza per l’emergenza antropologica”.

Inoltre sul Fatto Quotidiano di mercoledì 17 febbraio, Oliviero Beha, pur sostenendo in toto i diritti civili delle coppie omosessuali, stoppa con decisione l’idea del “diritto di avere un figlio”, ritenuto “semplicemente una follia chegià nel linguaggio si scontra piuttostocon idoveri che maternità e paternità impongono eticamente e socialmente”. Beha non usa mezzi termini: “Mi suona tanto da ultima spiaggia del consumo: voglio un figlio, me lo compri se non posso averlo naturalmente? ”. Un concetto «insensato» per coppie omo ed etero: “L’utero in affitto è un abisso, non una conquista della scienza”.

Lo stesso giorno Ugo Magri su La Stampa argomenta che la stepchild adoption non farà crescere la domanda di adozioni internazionali, già ora in forte crisi. La ragione è semplice: “Fare un figlio in provetta, magari affittando l’utero, è diventato ormai molto più facile che adottare un bambino, stante che cercare un figlio” tramite il percorso adottivo all’estero è lungo, costoso e dall’esito tutt’altro che scontato. Tutto questo, annota non senza ironia, “laddove fabbricarsi il bebè con l’utero in affitto permette, a fronte di una spesa poco superiore, solo i nove mesi canonici di attesa e il grande vantaggio di trovarsi tra le braccia un erede nuovo di zecca”

 

Fonte:www.romasette.it