Tutto quello che c’è da sapere sulla variante Omicron: incubazione, sintomi, efficacia dei vaccini

Più contagiosa ma meno pericolosa: queste le prime caratteristiche che sembra avere la variante Omicron. Rimangono fondamentali le vaccinazioni, anche ai bambini, e la terza dose per tutti

Variante Omicron. È lai l’assoluta protagonista delle cronache e delle discussioni degli ultimi giorni dell’anno: la nuova mutazione del virus Sars Cov-2 che sta facendo impennare in tutto il mondo il numero dei contagi ma, dall’altra parte, sta facendo sperare che sia “l’inizio della fine” della Pandemia, visti i sintomi apparentemente più lievi e di più breve durata che sembra provocare.

Variante Omicron: meno grave, me i maggiori contagi sono comunque un’emergenza

Per cercare di fare chiarezza sulle questioni ancora in sospeso o, se non altro, per mettere in ordine quello che a oggi si conosce con una buona dose di certezza, il Corriere della Sera ha intervistato il prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e professore per di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano.
La prima questione analizzata è proprio quella dell’apparente minore pericolosità della variante Omicron. Remuzzi conferma che i primi studi sembrano andare in questa direzione. Una ricerca dell’Università di Hong Kong, in particolare, ha evidenziato come Omicron si moltiplichi molto più rapidamente nei bronchi rispetto a Delta, ma meno nei polmoni. I sintomi sono più lievi e simili a quelli del raffreddore, mentre la perdita di gusto e olfatto, tipica delle prime varianti, è meno frequente. Altri studi preliminare condotti in Scozia e Inghilterra hanno evidenziato anche una minore percentuale di ospedalizzazione, ma da questo punto di vista Remuzzi tiene a frenare l’entusiasmo: “Una piccola percentuale di pazienti gravi su un enorme numero di contagiati è rilevante. Se, poniamo caso, i positivi a Omicron con sintomi fossero un milione e di questi l’1% finisse in ospedale, parleremmo di 10mila persone. Se fosse il 10% a richiedere il ricovero, la cifra aumenterebbe a 100mila”. Ultimo aspetto da sottolineare è anche la durata inferiore di incubazione, che per la variante Delta si attestava sui 4-6 giorni, mentre nel caso di Omicron è ridotta a 3 giorni.

Vaccini e terza dose armi indispensabili anche contro la variante Omicron

Per quanto riguarda il vaccino, il professore ribadisce al Corriere l’importanza della terza dose, che “interviene sul sistema immune, già preparato dalle prime due dosi, non come semplice aggiunta ma come potenziamento, sia a livello anticorpale sia a livello di cellule B e T.”. Questo non significa che la terza dose impedisce il contagio, ma che limita il possibile sviluppo delle forme più gravi della malattia.
Fondamentale rimane anche la vaccinazione dei bambini al di sopra dei 5 anni, per loro e per proteggere i bambini più piccoli che ancora non si possono vaccinare.
Se la vaccinazione non impedisce il contagio, lo stesso si può dire per chi già si è ammalato: “Essersi infettati con una delle varianti precedenti – spiega Remuzzi – sembra non proteggere da Omicron, se non in forma molto ridotta”.

Le previsioni per il futuro sono figlie di queste osservazioni: la cosa fondamentale, come detto, è coprire quanta più popolazione possibile con la terza dose, vaccinare i bambini e convincere le milioni di persone che ancora non si vogliono vaccinare. E poi – conclude Remuzzi: “È  fondamentale aiutare i Paesi in via di sviluppo, come l’Africa, dove solo il 9% della popolazione è vaccinato”. Perché il vero investimento per il futuro è rendere innocuo il virus».