Giudici, burocrazia, costi altissimi In Italia è crollo di adozioni

griffini-convegnoMentre in Parlamento tiene banco il dibattito sulla stepchild adoption, la realtà con cui gli aspiranti genitori adottivi sono costretti a scontrarsi è infatti così punitiva da avere dell’incredibile. “In Italia da 15 anni a questa parte le adozioni nazionali sono circa un migliaio, non di più, nonostante il numero dei minori che vivono fuori dalla famiglia sia cresciuto in 10 anni da 28mila a 35mila nel totale disinteresse delle istituzioni”, denuncia Marco Griffini, presidente dell’Ai.Bi, l’Associazione amici dei bambini che riunisce famiglie adottive e affidatarie.

Il presidente Griffini è stato intervistato sul crollo delle adozioni internazionali  da Dino Bondavalli, giornalista di “Libero” che ha pubblicato l’articolo “Giudici, burocrazia, costi altissimi In Italia è crollo di adozioni”, pubblicato oggi 05 febbraio 2016.

Riportiamo qui la versione originale dell’intervista.  Clicca qui per leggere l’originale di Libero.

Se non è una missione impossibile, poco ci manca. Tra passaggi burocratici, cattiva organizzazione, disinteresse della politica e costi esagerati per chi sceglie la strada internazionale, in Italia adottare un bambino è talmente complicato che la maggior parte delle coppie rinuncia a farlo.

Mentre in Parlamento tiene banco il dibattito sulla stepchild adoption, la realtà con cui gli aspiranti genitori adottivi sono costretti a scontrarsi è infatti così punitiva da avere dell’incredibile. «In Italia da 15 anni a questa parte le adozioni nazionali sono circa un migliaio, non di più, nonostante il numero dei minori che vivono fuori dalla famiglia sia cresciuto in 10 anni da 28mila a 35mila nel totale disinteresse delle istituzioni», denuncia Marco Griffini, presidente dell’AiBi, l’Associazione amici dei bambini che riunisce famiglie adottive e affidatarie.

Perché alla crescita della platea dei minori fuori famiglia non è corrisposta una crescita delle adozioni? «Intanto, nonostante ci fosse una legge del 2000 che ne prevedeva la costituzione e nonostante come AiBi avessimo vinto un ricorso al Tar del Lazio nel 2012, in Italia non è mai stata costituita una banca dati che consenta di sapere quanti di questi bambini e ragazzi che sono accolti nelle comunità educative, case famiglia e famiglie affidatarie siano effettivamente adattabili», spiega Griffini.

Poi, tra tribunali, colloqui psicologici, trafile burocratiche e tempo trascorso in vana attesa, il percorso è tanto accidentato da scoraggiare anche i più motivati. Tutti quei passaggi che nella teoria dovrebbero servire per tutelare il minore, dalla presentazione della domanda a uno dei 29 Tribunali peri minorenni, al percorso con i servizi sociali, che può richiedere anche 20 colloqui psicosociali, fino alla lista di attesa per un’eventuale chiamata, finiscono per tradursi in «un atteggiamento quasi sanzionatorio» prosegue il presidente di AiBi.

Per chi sceglie la strada delle adozioni internazionali le cose vanno anche peggio. Qui, infatti, l’iter prevede che sia «uno dei 29 tribunali a dire se sei idoneo per adottare un bambino straniero», spiega Griffini. «Nel resto d’Europa sono i servizi sociali a decidere».

Ulna volta ottenuto il via libera dal giudice, «ci si rivolge a uno dei 66 enti autorizzati che operano in Italia, che prende in carico la coppia e con il quale si decide da quale Paese adottare». Passaggi che hanno un costo. Non solo in termini di tempo ed energie. Tra pratiche in Italia e all’estero, traduzioni, professionisti coinvolti e viaggi un’adozione internazionale può costare da un minimo di lOmila euro a 25-30mila euro.

Come se non bastasse, «la Commissione per le adozioni internazionali praticamente non funziona», denuncia il presidente dell’AiBi. Non a caso, negli ultimi 4 anni il numero di adozioni internazionali si è dimezzato.

«Con il governo Renzi in due anni non sono mai state convocate le associazioni né sono state aperte relazioni con nuovi Paesi: così per lo scorso anno si stima, visto che dati ufficiali per gli ultimi anni non ne esistono, che le adozioni internazionali siano state solo 2.070-2.080, la metà rispetto alle 4mila del 2011», conclude Griffini.