«Andare a prendere tuo figlio. Forse la sensazione più bella di tutta la vita»

Quando componiamo il numero e restiamo in attesa di una risposta, riceviamo una vera sorpresa. A rispondere è la voce brillante e pura di un bambino. A sentirlo, non avrà più di sette anni. Cinguetta in una lingua che, in bocca sua, sembra la lingua più bella del pianeta. Distinguiamo solo uno squillante “pronto!?”; il resto appartiene alla Bulgaria, sua terra d’origine.

Il bambino è Matej (gli diamo un nome di fantasia), ha sei anni e mezzo, viene dall’area cittadina di Sofia. È cresciuto in due Istituti dove, racconta sua madre Alessia, «non è che lo ricoprissero di attenzioni». Alessia e suo marito Alessandro, di 40 e 45 anni, sono tornati il 2 dicembre dalla Bulgaria con il loro bambino adottivo, incontrato a giugno del 2011.

«È stato bello. Molto bello – ricorda Alessia –. Perché senti che sei partita per andare a prendere un bambino che sarà tuo figlio per sempre. È forse la sensazione più bella di tutta la vita».

«Più bello ancora di quando ci hanno telefonato per dirci che potevamo partire – continua –. Matej ha un carattere curiosissimo! Sta sempre a giocare, ad accendere la TV, non si lascia sfuggire niente. Fa più cose contemporaneamente! È come se volesse recuperare tutto il tempo perduto. In Istituto non aveva a portata di mano tutto quello ha qui».

La nostra telefonata è stata fortunata: abbiamo trovato Matej di rientro dal suo primo giorno d’asilo. A settembre si iscriverà a scuola, per iniziare le primarie. «Quand’era in Istituto non erano interessati più di tanto a seguirlo. Infatti la prima impressione che ho avuto, il giorno del nostro primo incontro, è stata: quant’è piccolo! Ce l’avevano detto, ma, come vuole il proverbio: “tra il dire e il fare…”. Il bambino superava di non molto l’altezza di un bambino di 4 anni e pesava quanto un bimbo di 3. Anche adesso sembra un po’ più piccolo di un bimbo della sua età. Gli facciamo seguire un’alimentazione corretta, dovrebbe andare tutto bene nel futuro. L’importante è che sia sanissimo. E lo è!».

La scheda di Matej infatti era stata scritta secondo una diagnosi inesatta. Il suo era stato dichiarato un caso di paralisi infantile. «La prima volta che l’abbiamo letto, ci siamo spaventati – confessa Alessia – ma abbiamo deciso di andare avanti lo stesso. Quando siamo andati da lui a giugno e lo abbiamo visto venirci incontro a braccia aperte, tutto è cambiato per noi! In Italia lo abbiamo portato dai dottori per una risonanza, per stare sicuri che non ci fossero strascichi o non fosse stata coinvolta anche la parte intellettiva. Ma è andato tutto bene».

«È cambiato dal giorno alla notte, da quando ha iniziato a stare con noi. Dimostra una sicurezza che un bambino italiano non ha: non ha paura del buio, non fa capricci, non ha paura di aggirarsi per la casa da solo… sfido a trovare un figlio italiano che abbia la spensieratezza e e la sicurezza che ha lui. Per questo penso che è stata una fortuna per lui essere adottato! Nel suo piccolo, è stato fortunato. E per questo mi sento di dire di non lasciarsi spaventare da quanto scritto nelle schede: chissà quanti bambini sono laggiù, perfettamente sani e pronti a trovare una famiglia che abbia voglia di adottarli!».