«Dico adottare, mica fare la carità»

Angela scrive:
Adottare un figlio non è un’opera di bene o di carità; queste si possono fare con il volontariato in parrocchia o in una qualche missione o effettuando donazioni di denaro! Adottare un figlio è desiderare di realizzare un progetto di famiglia, nella convinzione che tuo figlio non è tale solo perché ha la stessa tua mappa cromosomica, ma perché lo hai desiderato.

Cara Angela,

assolutamente sì: adottare un figlio non è affatto un’opera di carità. Notiamo con sempre più piacere come il pensiero che difendiamo, ossia quello dell’adozione come atto dal contenuto ben diverso da quello del mero umanitarismo, si stia man mano diffondendo tra le coppie.

A quel che dice vogliamo aggiungere soltanto questo. Adottare significa mettersi a disposizione del bambino, con la consapevolezza che diverrà tuo figlio e – per di più – che sarà tuo figlio per sempre. Un bambino non tuo, che ha sofferto e che non desidera altro di guarire la ferita del suo abbandono con l’abbraccio di una mamma e di un papà. Ecco, riteniamo che questo sia il punto di partenza per entrare nell’ottica della vera adozione: sanare la ferita del bambino abbandonato e leso nel suo diritto alla famiglia, stanti le dichiarazioni delle Convenzioni dell’ONU.

Sarebbe limitativo, una volta acquisito questo punto di vista, tornare a parlare dell’umanitarismo e della carità delle adozioni, come andava di moda in anni passati. Significherebbe restringere il bambino al ruolo di oggetto passivo di un’opera di bene, nel quadro di una sorta di adozione subita. Quando invece sono proprio loro, i bambini, a lanciare dalle mura degli istituti il grido: “Non lasciateci soli!”. Ed è meraviglioso che nelle coppie nasca un desiderio che, da qualche parte, è destinato a incontrare i desideri di questi piccoli e a intrecciarsi saldamente a loro. Noi faremo tutto il possibile per favorire l’accompagnamento e l’attuazione di questo desiderio e vogliamo che coppie come la sua, pronte ad adottare in quanto hanno già concepito l’adozione come un desiderio di giustizia, arrivino ad aprire la loro casa a quanti più figli possibile. Questo è il mondo che vogliamo, un mondo di giustizia.

Irene Bertuzzi, Responsabile Area Accompagnamento Adozioni Internazionali di Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini