movimento 5 stelle, il programma su adozione internazionale e famiglia

Adozione internazionale. Quali iniziative per sostenere l’adozione nel programma del Movimento 5 Stelle? Intervista con l’on. Emanuele Scagliusi

Riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e modello ‘francese’ con 17 miliardi di euro d’investimenti per spese del welfare familiare, ma prima della gratuità dell’adozione “è necessario tracciare una linea e riorganizzare la Commissione Adozioni Internazionali in modo da garantire affidabilità e trasparenza”

La priorità del programma è chiarire “le responsabilità degli enti autorizzati e quelle della Commissione Adozioni Internazionali” e “tagliare le spese inutili con una seria revisione della spesa pubblica, al fine di liberare le risorse per sostenere anche le famiglie adottive”, attraverso “misure che favoriscano un sostegno economico proporzionale al reddito”

movimento 5 stelle, il programma su adozione internazionale e famigliaAdozione internazionale, quale futuro? Nel ciclo di dialoghi con gli esponenti dei partiti politici che più si sono interessati al tema in questione, proponiamo le risposte sulle intenzioni programmatiche del Movimento 5 Stelle, declinate dal portavoce presso la Camera dei Deputati, Emanuele Scagliusi.

Al centro dell’attenzione, la riduzione della pressione fiscale sulle famiglie, l’applicazione di un modello ‘francese’ del welfare familiare, la riorganizzazione della Commissione Adozioni Internazionali e degli enti autorizzati prima di valutare ogni forma di sostegno all’adozione internazionale, mettendo a punto “misure che favoriscano un sostegno economico proporzionale al reddito, per le coppie in cerca di adozione“. E sui decreti vincolati: “E’ un argomento che merita una discussione approfondita, anche in relazione a quello che accade negli altri Paesi europei dove l’età media dei minori adottabili registra un considerevole incremento”.

Ecco l’intervista completa.

Onorevole Scagliusi, la denatalità oggi è uno dei problemi più rilevanti in Italia. Gli italiani hanno in media il primo figlio dopo i 30 anni. Alla stessa età i francesi stanno in media per avere già il secondo. Il nostro tasso di fecondità totale (pari a 1,34) è circa un terzo sotto il loro (1,96). L’attuale Governo ha dato il via a una campagna di comunicazione istituzionale di sostegno ai nuovi nati. Quali saranno le proposte del vostro movimento per il futuro?
Innanzitutto, riteniamo urgente ridurre la pressione fiscale sulle famiglie, con una rimodulazione e conseguente riduzione delle aliquote Irpef, che scenderanno per tutte le fasce di reddito, favorendo in particolare la classe media. Redistribuire i redditi rilancerà i consumi e gli investimenti privati. Per le fasce più deboli abbiamo previsto l’estensione dagli 8.000 euro attuali fino a 10.000 euro della no-tax area. I 4 scaglioni sono i seguenti: No-tax area da 8.000 a 10.000, riduzione al 23% per i redditi fra 10.000 e 28.000 (oggi si arriva fino al 27%), riduzione dal 41 al 37% per i redditi fra 28.000 e 100.000 euro e riduzione dal 43 al 42% per i redditi superiori ai 100.000 euro“.

Ma per le famiglie, vogliamo fare di più applicando il modello francese. Il Movimento 5 Stelle pensa alla costruzione di un welfare familiare serio, investendo 17 miliardi. Si tratta di riorganizzare i sostegni per il baby-sitting e per l’acquisto dei prodotti dell’infanzia. Bisogna pure coinvolgere gli enti locali, rafforzando le loro dotazioni (per asili, assistenza ecc.) con maggiori trasferimenti pubblici. Ma anche le imprese, sostenendone le politiche family friendly. Bisogna aumentare gradualmente la spesa per il welfare familiare in rapporto al Pil portandola dall’attuale 1,5% al 2,5%, eguagliando il livello francese. Bisogna inoltre tutelare gli italiani che vogliono formare una famiglia. Le nascite continuano a calare dal 2008 e nel 2016 il trend si è confermato con decisione (12 mila bimbi in meno rispetto all’anno precedente). Prevediamo l’introduzione dell’IVA agevolata al 4% per l’acquisto di prodotti neonatali e per l’infanzia. Infine, prevediamo l’introduzione di misure che guardano a tutelare le donne lavoratrici (150 euro al mese per 3 anni dalla fine della maternità per le donne che rientrano al lavoro e sgravi contributivi per 3 anni per le imprese che mantengono al lavoro le lavoratrici dopo la nascita del figlio), l’innalzamento dell’indennità di congedo parentale dal 30% della retribuzione all’80% e l’innalzamento dell’indennità di maternità dall’80 al 100%“.

Non ritiene che in questo programma possa rientrare il sostegno alla adozione internazionale?
Certamente le famiglie adottive vanno sostenute anche dal punto di vista economico, ma prima è necessario tracciare una linea e riorganizzare la Commissione Adozioni Internazionali in modo da garantire affidabilità e trasparenza alla commissione sotto il controllo della Presidenza del Consiglio. È prioritario garantire i rimborsi alle famiglie che hanno già adottato, riorganizzare il sostegno post-adottivo e solo in seguito potremo definire ed individuare modi e tempi per un sostegno efficace che dia davvero delle certezze ai genitori in cerca di adozione e agli stessi bambini”.

Negli ultimi anni l’adozione internazionale in Italia è letteralmente crollata. Quali sono secondo il vostro programma le azioni da intraprendere per tentarne un rilancio su larga scala? Uno dei più grandi problemi, sono i costi economici. Le sembra giusto che l’adozione internazionale sia l’unica forma di genitorialità a pagamento?
Purtroppo, lo stallo delle adozioni internazionali in Italia è ormai cosa nota a tutti coloro che si sono occupati direttamente o indirettamente di questo mondo, me compreso. Grazie anche al lavoro del Parlamento, non senza fatica, si è riusciti ad interrompere ‘a furor di popolo’ una gestione a dir poco discutibile, con una nuova che al momento pare stia cercando di ritrovare il bandolo della matassa“.

Secondo me è opportuno ridare certezze ai genitori adottivi chiarendo le responsabilità degli enti autorizzati e quelle della Commissione Adozioni Internazionali in modo da poter dare punti di riferimento alle richieste di informazioni accurate da parte dei genitori. Per quanto riguarda i costi economici, a più riprese ho cercato di inserire emendamenti e ordini del giorno nelle leggi di bilancio che si sono succedute negli anni, trovando ahimè nessuna risposta da parte del Governo“.

Sono anni che le famiglie adottive stanno chiedendo la gratuità: perché secondo lei non è mai stata concessa?
I governi che si sono alternati durante l’ultima legislatura, sono riusciti a trovare soldi per salvare le banche degli amici, per bonus, mancette e sprechi vari, ma quando si trattava di promuovere i diritti dei cittadini e delle famiglie la risposta era sempre la stessa: ‘I soldi non ci sono’. Abbiamo assistito infatti a significativi tagli per la sanità e la scuola pubblica. Mi auguro che il prossimo Governo inverta la rotta ribaltando le priorità della spesa pubblica, perché i soldi ci sono ma si tratta di gestirli parsimoniosamente, dando un sostegno anche al mondo adottivo“.

Sul fronte gratuità, che cosa pensate di fare se andrete al Governo o comunque come forza politica presente in Parlamento?
Bisognerà prima tagliare le spese inutili con una seria revisione della spesa pubblica, al fine di liberare le risorse per sostenere anche le famiglie adottive. Credo sia possibile mettere a punto misure che favoriscano un sostegno economico proporzionale al reddito, per le coppie in cerca di adozione“.

Spesso i decreti che vengono rilasciati dai Tribunali contengono limitazioni all’adottabilità sia sul versante delle coppie che su quello dei minori in attesa di adozione. Qual è la posizione del suo partito rispetto ai cosiddetti ‘decreti vincolati’?
Il nostro unico obiettivo è quello di fare incontrare le richieste dei genitori con le esigenze dei bambini, nel rispetto della legge. Di certo quello dei ‘decreti vincolanti’ è un argomento che merita una discussione approfondita, anche in relazione a quello che accade negli altri Paesi europei dove l’età media dei minori adottabili registra un considerevole incremento. Tuttavia, ritengo doveroso che i Tribunali agiscano nel limite delle loro facoltà tutelando l’esclusivo interesse dei minori.

La Presidenza della Commissione Adozioni Internazionali per legge è in capo al presidente del Consiglio o a un Ministro da lui delegato. Avete già in mente un nome per la presidenza CAI in caso di vittoria elettorale?
Sinceramente, al momento non abbiamo in mente alcun nome per la presidenza della Commissione per le Adozioni Internazionali. Tuttavia, riteniamo che daremo il massimo per far funzionare al meglio la CAI“.

In che modo prevedete di agire a livello socio-culturale per promuovere l’adozione tra i 3 milioni di coppie sposate sterili del nostro Paese?
Ritengo che il primo deterrente da sconfiggere sia l’incertezza creata dalle istituzioni in generale, dalla Commissione Adozioni Internazionali nel caso specifico. Trasparenza, puntualità delle informazioni e un chiaro sostegno economico da parte dello Stato, insieme a campagne di sensibilizzazione che avvicinino le coppie all’adozione credo debbano essere gli ingredienti principali per far ripartire le adozioni internazionali“.

Nel nostro Paese si parla spesso di fecondazione artificiale. Ritiene che si parli altrettanto di adozione?
Personalmente, credo si dovrebbe parlare molto di più di adozione sfatando alcuni tabù della nostra società“.