Affido. “Hanno detto si ?”: L’abbinamento, spiegato a mia nipote

Non si tratta di trovare la famiglia migliore, ma quella famiglia che risulta più adatta per quella specifica situazioneperché ha risorse, stili educativi e desideri conciliabili con i bisogni di quel bambino e della sua famiglia”.

Zia cosa hai fatto oggi al lavoro?” mi chiede mia nipote di 7 anni a cena.

Oggi mia cara ho fatto una proposta di abbinamento. E sai cos’è? Quando mi parlano di un bambino, di quello di cui ha bisogno e io, con la mia collega, cerco di capire se fra tutte le famiglie che abbiamo conosciuto ce n’è una adatta a quel particolare bambino. Se ce ne viene in mente una, la chiamiamo e spieghiamo un po’ com’è il bambino e la sua situazione e insieme capiamo se possono accoglierlo.”

E poi va subito da loro?”

Beh dipende…Nel caso di quelle situazioni di emergenza, per le quali la famiglia si è proposta allora sì, altrimenti ci si prende più tempo.”

Raccontata così sembra facile, ma l’abbinamento è un momento delicato.

Le Linee di Indirizzo Nazionali raccomandano di “fondare l’ipotesi di abbinamento su una approfondita conoscenza sia dell’aspirante famiglia affidataria che della famiglia del bambino, disponendo di più possibilità di scelta fra famiglie candidate all’accoglienza”.

Per procedere in maniera efficace all’abbinamento, è quindi necessario disporre della valutazione approfondita:- del bambino; – della sua famiglia; – del loro contesto di appartenenza;- delle aspiranti famiglie affidatarie, che sono state incontrate nel precedente percorso di conoscenza.

L’ipotesi di abbinamento consiste infatti nella valutazione della maggior “compatibilità” possibile tra le esigenze del bambino o del ragazzo e della sua famiglia nel proprio ambiente e le caratteristiche (risorse e vinco-li) di una famiglia che ha offerto la propria disponibilità all’accoglienza e all’accompagnamento temporanei: “Non si tratta di trovare la famiglia migliore, ma quella famiglia che risulta più adatta per quella specifica situazioneperché ha risorse, stili educativi e desideri conciliabili con i bisogni di quel bambino e della sua famiglia”.

Gestire l’abbinamento implica considerare diversi fattori quali la possibilità per il bambino di relazioni interpersonali numerose e significative; la presenza di stimoli per il suo sviluppo fisico, cognitivo ed emotivo-affettivo. Particolare attenzione va posta sulla conciliabilità tra le caratteristiche della famiglia affidataria e la storia/identità del bambino, la residenza attuale del bambino e quella della famiglia affidataria, per verificare la sua effettiva possibilità di mantenere i legami esistenti.

Si devono inoltre valutare gli elementi di possibile incompatibilità che si possono venire a creare fra le due famiglie. Nell’abbinamento va inoltre assunta una prospettiva rivolta non solo al passato, ma anche al futuro, prevedendo le sfide e gli impegni educativi che la famiglia affidataria dovrà affrontare con la crescita del bambino .

 oggi hanno detto di sì?”

Oggi in effetti è stata una situazione molto veloce, si trattava di una piccola bambina di 6 mesi, la sua mamma non sta bene e deve stare in un posto dove possono aiutarla e serve qualcuno che possa crescerla per il tempo necessario. E oggi Alberto e Paola, che hanno già dei loro bambini ma che da mesi erano in contatto con noi, (li abbiamo conosciuti, formati e accompagnati), hanno detto sì e così questa piccola domani mattina andrà da loro per un po’”

“Meno male zia,”

“sì, meno male”…

Sonia Albini – Operatrice Affido