Adozione. “Non lo capisco nemmeno quando lui mi dice frasi semplici!”. Come conquistare la fiducia di tuo figlio adottivo?

Nell’esperienza di un padre adottivo le semplici regole da osservare, fin dai primi giorni di convivenza: “Ascoltare, osservare e soprattutto fare un passo indietro da te stesso e dalle tue certezze, ritmi e abitudini per fare spazio a lui”

Eccoci! Neogenitori vittime della confusione e dell’ansia creata dall’eccesso di informazioni provenienti da servizi sociali, enti autorizzati, libri, gruppi, siti…

Poi invece sei solo, con la moglie, che conoscevi prima solo come compagna e che ora ha assunto un ruolo diverso (e soprattutto che vedi come una guerriera e scopri in lei una forza immensa). Devi importi di instaurare una routine organizzata e perfettamente funzionante, prevedibile ed equilibrata tra le mille cose da fare col nuovo figlio. E invece ti senti in balia di eventi, travolto da tutte queste novità e, anche con tempi rapidi.

Nessun professionista ti dice però di osservarlo tuo figlio, di imparare a scrutare il linguaggio corporeo che manda segnali, più della sua lingua, ancora incomprensibile.

Devi interpretare bisogni che, chissà perché, sembrano distanti dalla tua esperienza adulta anni luce e invece per un bambino sono fondamentali.

Ascoltare, osservare e sviluppare un atteggiamento empatico verso questo figlio tanto immaginato e ora reale, ecco quello che devi fare.

Fare un passo indietro da te stesso e dalle tue certezze, ritmi e abitudini per fare spazio a lui.

In fondo siamo stati una coppia per quasi la metà dei miei anni e per circa 40 sono stato abituato ad avere il controllo della mia vita. Ora mi sento un principiante nel ruolo di padre, con un figlio che ha già ben chiare le brutture di una esistenza che non doveva vivere e che mi proietta addosso le sue paure. Più le mie…sono a pezzi.

E dovrei essere io la roccia della famiglia.

Mio figlio ha dei sentimenti, una personalità, un bagaglio che ha sviluppato nella sua “precedente esperienza di padre” e ora chiede a me, nel suo linguaggio, di non deluderlo.

Che ansia!

Io gli parlo e lui non mi capisce…e viceversa. Penso sia terribile “l’incomprendersi”. E si spazientisce e mi sento quasi “giudicato” come persona e nel mio compito di genitore.

Aspettative fallite.

Ha diritto a reagire alla sua maniera alle novità che lo circondano, ma dobbiamo trovare un codice per comunicare e per stabilire le nostre regole di sopravvivenza.

Spero solo comprenda che lo rispetto e gli voglio bene e vorrei prendermi cura di lui, che si lasciasse andare, nonostante le fregature e i dispiaceri che ha incamerato “prima”. Ha ragione a stare all’erta perché la vita lo ha colpito duramente e non si fida certo di “questo qui” che neanche capisce quando lui mi dice frasi semplici!

Devo procedere a piccoli passi e iniziare un nuovo rapporto di vita con lui.