Danimarca: neonata tolta alla madre dopo un test di competenza genitoriale

Da allora, la madre, una giovane adottata, può vedere la figlia solo due ore ogni quindici giorni, sotto sorveglianza, senza nemmeno poterle cambiare il pannolino

Una neonata è stata sottratta alla madre dalle autorità municipali danesi, scatenando polemiche per presunto razzismo. Il caso riguarda Nikoline Bronlund, 18 anni, di etnia Inuit, originaria della Groenlandia. La giovane, che ha giocato nella nazionale locale di pallamano, si era trasferita in Danimarca dove è stata adottata da una coppia mista groenlandese-danese. Dopo aver partorito la figlia lo scorso agosto a Hvidovre, vicino a Copenhagen, le autorità hanno immediatamente preso in consegna la bambina.

La competenza genitoriale

La motivazione ufficiale è il mancato superamento di un test di “competenza genitoriale“, un esame psicometrico che valuta la capacità di cura dei genitori. Tuttavia, secondo i legali di Bronlund, il provvedimento è illegittimo. La legge danese, modificata a maggio, vieta l’imposizione di questi test agli Inuit, considerandoli culturalmente inadatti e quindi discriminatori. Nonostante ciò, i servizi sociali hanno proceduto sostenendo che la giovane non fosse «abbastanza groenlandese» da essere esclusa dal test, malgrado la ragazza sia al 100% Inuit e solo i suoi genitori adottivi non lo siano.
Il test stesso sembra avere punito Bronlund per traumi passati: la ragazza ha subito abusi sessuali da parte del padre adottivo, e secondo la valutazione, questo influisce sulla sua capacità genitoriale. Da allora, la madre può vedere la figlia solo due ore ogni quindici giorni, sotto sorveglianza, senza nemmeno poterle cambiare il pannolino.

Le reazioni

Il caso ha suscitato proteste sia a Copenaghen sia a Nuuk, capitale della Groenlandia, alimentando tensioni storiche tra Danimarca e governo autonomo groenlandese. La ministra danese per gli Affari sociali, Sophie Andersen, ha chiesto chiarimenti ai servizi sociali e ha disposto il riesame della decisione. Organizzazioni per i diritti civili denunciano il provvedimento come razzista e chiedono che la bambina torni alla madre.