Accoglienza profughi. La famiglia non ha rivali: per l’86% dei lettori di Aibinews l’ospitalità dei migranti va fatta in casa

misnaUn’ospitalità al sapore di famiglia: diffusa, dai numeri piccoli e distribuiti, possibile in ogni angolo d’Italia. È questo il modello di accoglienza giusta che hanno in mente i lettori di Aibinews, che vedono nella famiglia lo spazio più indicato per una vera integrazione dei migranti, in particolare dei più fragili, come minori soli o mamme con bambini. Lo dimostrano i risultati del sondaggio lanciato venerdì 11 settembre su www.aibi.it. Si chiedeva ai lettori come dovesse essere gestita, secondo loro, l’accoglienza di migranti e rifugiati. I dati emersi rivelano quasi un plebiscito a favore dell’ospitalità familiare. L’86% di coloro che hanno preso parte al sondaggio ha affermato infatti che le famiglie, adeguatamente formate dalle organizzazioni del Terzo Settore e seguendo l’appello della Chiesa, debbano poter offrire la propria disponibilità all’accoglienza dei migranti. Solo una ristretta minoranza, pari al 14%, ritiene invece che il sistema di accoglienza debba essere gestito solo dallo Stato.

La famiglia quindi non ha rivali secondo i nostri lettori che evidentemente auspicano che in Italia vengano replicate le positive esperienze che in questi mesi stanno garantendo ospitalità ai rifugiati in altri Paesi europei. In Germania, per esempio, un sito internet sta trovando una famiglia a decine di richiedenti asilo appena arrivati in Europa e in Francia da qualche tempo è attiva un’iniziativa simile.

È bene ricordare che anche nel nostro Paese alcune famiglie hanno già vissuto l’esperienza di ospitare in casa propria dei minori stranieri non accompagnati, delle mamme con bambini o dei giovani migranti. E giurano di essere pronti a ripetersi.

Il problema è che in Italia a frenare l’accoglienza familiare dei migranti è lo Stato. Lo ha denunciato anche l’Arcivescovo di Milano, Sua Eminenza cardinale Angelo Scola, che ha ricordato come, se da un lato la Chiesa continua a sollecitare l’accoglienza nelle famiglie, queste ultime non sono messe nelle condizioni di assolvere all’imperativo morale che gli si chiede proprio da parte dello Stato che sembra volersi limitare a riempire i grandi centri di accoglienza. Senza dimenticare che da 2 anni langue alla Camera un disegno di legge in materia presentato dall’onorevole Sandra Zampa del Partito Democratico e sottoscritta da una ventina di altri deputati di maggioranza e opposizione: tra le altre cose, il ddl chiede di istituire una cabina di regia in grado di regolare in modo organico, a livello nazionale, l’affido familiare dei Misna.

Sul tema è intervenuto di recente anche il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari che ha approvato un documento contenente alcune proposte di sviluppo e valorizzazione proprio dell’accoglienza dei migranti in famiglia. Tra le richieste rivolte alle istituzioni vi sono anche una banca dati nazionale delle famiglie accoglienti., la valorizzazione dell’approccio family to family e il sostegno dell’affido familiare anche internazionale.

Una possibilità, questa, alla quale le famiglie italiane hanno aderito in massa. Sono già più di 1.800 le offerte di disponibilità raccolte da Amici dei Bambini attraverso il suo progetto Bambini in Alto Mare. Un numero in continua crescita: basti pensare che solo nelle prime due settimane di settembre le disponibilità di accoglienza in affido di un Misna o di un nucleo mamma-bambino sono state 246.

È evidente quindi come il Terzo Settore e la società civile siano pronti a dare una mano a fronteggiare l’emergenza. Chi aspira a far parte di questa rete di accoglienza, infatti, può fare riferimento alle associazioni che conoscono bene l’iter della domanda di asilo e le necessità dei rifugiati. Per non incappare in quella “bontà senza preparazione” che lo Stato ha citato come una delle principali motivazioni per giustificare la tendenza a non incoraggiare l’accoglienza familiare dei migranti. Un’accoglienza a cui le famiglie italiane dimostrano sempre di più di essere disposte, pronte a rispondere positivamente, quindi, all’appello di Papa Francesco e dei vescovi.