Adottare in Russia: «Abbinati a una special need, ma… era solo un poco strabica»

Rosetta ha 35 anni. Giovane mamma di Venezia, ha adottato assieme al marito Nadio, di 41 anni, la piccola Anna, nata in Russia due anni e due mesi fa. «Il nostro abbinamento è stato particolare – racconta Rosetta –. La psicologa ci ha contattato per leggere la scheda assieme a lei. Nella scheda abbiamo conosciuto la nostra bambina: l’anno di nascita, il mese, la sua foto, la dichiarazione di abbandono ma purtroppo, alla fine, cose gravi a livello di salute. Ci siamo molto spaventati e abbiamo sofferto molto, all’inizio. La psicologa ha iniziato a discuterne con noi per aiutarci. Non sono cose facili da accettare. Non pensavamo di renderci disponibili per un’adozione così difficile, come sembrava all’inizio. Nella scheda si parlava di disabilità gravi che avrebbero portato la bambina alla cecità, si capisce che non tutte le coppie partono predisposte ad affrontare un’idea simile. Poi, con tanta fiducia e affidandoci al cielo – e anche con il sostegno dell’Ente – siamo partiti.

«E poi, quando siamo arrivati là: la sorpresa! Anche sul posto ci hanno detto che in Russia possono usare questi metodi e fare dichiarazioni forti nelle schede per testare le coppie e vedere se partono. Alla fine Anna era solo sottopeso e aveva un poco di strabismo. Nient’altro.

«Il nostro primo incontro è avvenuto di lunedì pomeriggio. La mattina siamo stati insieme alla responsabile russa del Centro di accoglienza, che fa anche da traduttrice, e alla Direttrice. Qualche ora dopo abbiamo visto Anna. Aveva appena finito un pisolino. Ci siamo incontrati nella stanza dei giochi, dove in seguito ci siamo visti sempre con lei. Quella prima settimana devo dire è stata dura, sembrava una neonata, pensavo di trovarla più grande, più cicciottella. Era fragilina, chiusa, abituata a giocare da sola. Piano piano, alla fine del quinto giorno con lei, ha smesso di gattonare e ha fatto i suoi primi passi mano nella mano con mio marito!

«Questo per quanto riguarda il nostro primo viaggio. Passano cinque mesi, io e mio marito prendiamo le ferie o l’aspettativa, ma un a volta tornati in Russia la bambina non si ricordava più di noi. Ci siamo fatti coraggio e siamo andati avanti. E nonostante fosse magra e gracile aveva un’energia! Sempre pronta a giocare a palla. Da questo capivi che non aveva problemi ma era intelligentissima e che aveva solo bisogno di stimoli.

«Secondo me avrà un carattere dolcissimo, quando crescerà – risponde Rosetta, quando le chiediamo che cosa riesce a indovinare di Anna, con il suo sguardo di madre –.È molto serena, ascolta ed è attenta. Non fa quasi mai gesti di stizza come lanciare i giochi e arrabbiarsi. Sta incominciando anche ad ascoltarmi di più come mamma, visto che passo molto tempo con lei, e già capisce se sono arrabbiata o tranquilla!.

«Siamo tornati a casa nel novembre 2011. Tutti ci hanno aiutati e sostenuti, a partire dall’Ente e dai nostri datori di lavoro. È un’esperienza che rifarei, nonostante la durezza dei metodi russi… certo, ci avevano abituati al peggio, ma una volta messi davanti alla realtà di una disabilità gravissima non avremmo mai pensato che sarebbe stata così dura! Anche a un’amica, che sta facendo un’adozione, l’ho detto: preparati che sarà dura. È un’esperienza che rifarei, dicevo, se solo i costi non fossero così alti: basterebbe che fossero un quarto di quelli di adesso. Si può?».