Adozione: Guerrieri “Perché siamo qui a testimoniare la bellezza dell’adozione?”

Abbiamo capito l’importanza di testimoniare la nostra “normalità” alle coppie che si avvicinano al percorso adottivo. Lo facciamo soprattutto per dare voce “all’altro nostro figlio”

Ma per essere una mamma e un papà adottivi serve possedere i super poteri?

Carla e Luca Guerrieri, genitori adottivi con Ai.Bi., in questa lettera hanno deciso di portare la loro testimonianza di “normalità” alle altre coppie che vorrebbero intraprendere il meraviglioso e difficile percorso dell’adozione, affinché si sentano “sostenute e incoraggiate a non mollare”.

 

Siamo una famiglia assolutamente “normale”, con tre figli di cui due biologici e uno, Leonidas, adottato in Perù nel 2007.

Quando siamo andati a prenderlo abbiamo avuto l’opportunità di entrare nell’istituto dove lui viveva fin dalla nascita insieme ad altre decine di suoi piccoli coetanei. I nostri cuori erano ovviamente pieni di gioia: avevamo finalmente incontrato nostro figlio!

Gli occhi degli altri bimbi in attesa

In questo momento di forte commozione, ci hanno molto colpito gli occhi degli altri bambini da cui traspariva il fortissimo desiderio di essere anche loro adottati. Alcuni di loro sono arrivati anche a chiamarci “papà” o “mamma” sperando che ci saremmo portati via anche loro. Ovviamente non abbiamo potuto farlo, ma non possiamo dimenticare i loro sguardi silenziosi, mai rassegnati ad accontentarsi di rimanere per sempre in istituto.

Tornando in Italia, molti nostri amici e conoscenti ci hanno raccontato che anche loro in un momento specifico della loro vita avevano pensato ad adottare un bambino. “E poi perché poi non lo avete più fatto? Che cosa è successo?” chiedevamo noi. Nella maggior parte dei casi non c’era un motivo particolare che lo avesse impedito se non il fatto di sentirsi soli, non sufficientemente supportati di fronte a una decisione così impegnativa e complessa, che li ha portati a rinunciare alla prima difficoltà. Oppure semplicemente era passato il tempo.

Ma quindi per adottare bisogna avere davvero i “superpoteri”?

Siamo convinti che se ci siamo riusciti noi, che siamo pieni di difetti come tutti, e non siamo di certo dei “supereroi”, ci può riuscire qualsiasi coppia che senta forte la chiamata verso questo modo un po’ diverso di diventare genitori.

E allora abbiamo capito l’importanza di testimoniare la nostra “normalità” alle coppie che si avvicinano al percorso adottivo. Lo facciamo soprattutto per dare voce “all’altro nostro figlio” che non abbiamo potuto portare in Italia, ma che ha anche lui, come Leonidas, il diritto di avere un papà e una mamma.

Quando raccontiamo la nostra storia adottiva durante gli incontri informativi, percepiamo chiaramente che le coppie si sentono sostenute e incoraggiate a non mollare, nonostante le tante difficoltà. E speriamo che anche grazie alla nostra piccola testimonianza qualcuno di quei bambini che aspetta negli istituti possa davvero incontrare i propri genitori.

Luca e Carla Guerrieri

Coordinatori Ai.Bi. Lazio