Adozione. Perché “innamorarsi” del paese di origine di nostro figlio? 

Spesso per i figli adottivi la propria origine rappresenta un segno negativo da cui scollarsi. La conoscenza, da parte dei genitori, della cultura e del contesto di provenienza del figlio, invece, è importantissima per aiutarlo a integrare passato e presente

La funzione del genitore adottivo, diversamente da quella del genitore biologico, è di riparazione ed elaborazione di situazioni che hanno creato nel bambino un evento traumatico.

Il genitore dev’essere disposto ad ascoltare, per comprendere il vissuto che il figlio sta portando e l’ascolto deve essere necessariamente empatico e svincolarsi da ogni pregiudizio. 

L’identità del bambino

L’identità del bambino abbandonato ha radici in un paese lontano, diverso dalla cultura a cui i genitori sono abituati, fatto di odori, sapori, tratti somatici e usanze differenti, che magari possono spaventare o dalle quali inconsapevolmente i genitori possono prendere le distanze perché è troppo faticoso riuscire ad integrare mondi diversi. A volte si può arrivare a colludere con il desiderio più o meno consapevole del proprio figlio di dimenticare nel più breve tempo possibile il suo paese natio, perché fonte di dolore e rabbia per situazioni che non riesce a comprendere ed elaborare.

Le proprie origini

Per un figlio adottivo la propria origine rappresenta un segno negativo, qualcosa da cui scollarsi, da squalificare e il genitore potrebbe essere portato a sintonizzarsi sul bisogno del figlio, confondendo anche le proprie preoccupazioni e le fantasie che egli stesso ha nei confronti dei genitori biologici, della famiglia allargata e la conseguente volontà di chiudere con il passato e sostituirlo con il presente, dimenticando però che le radici del bambino sono parte della sua identità.

La messa in campo degli stereotipi

I genitori possono correre il rischio di interpretare la realtà in cui vive il bambino e la sua cultura per stereotipi, che sono quasi sempre in accezione negativa, mettendo in campo schemi mentali culturali che impediscono di conoscere aprirsi e accogliere l’altro, che in questo caso e il proprio figlio. Il bambino invece deve compiere un processo di bonificazione delle proprie origini e rappresentarsi questa parte di se stesso come buona e i genitori sono chiamati a partecipare attivamente a questo processo di riparazione ed elaborazione.

L’importanza della conoscenza

Come? Attraverso la conoscenza della cultura e del paese dove andranno ad adottare, al momento della destinazione e prima ancora che arrivi l’abbinamento potranno fare delle ricerche per acquisire informazioni. Attraverso le esperienze che saranno fatte nel viaggio di andata, di permanenza e di rientro dall’estero che è una occasione per assaggiare cibi locali, conoscere musiche diverse, una lingua diversa… in un caleidoscopio di colori rumori e sensazioni differenti. Attraverso un diario di bordo nel quale annotare le emozioni vissute, documentare, fotografare ogni passaggio e i luoghi in cui si permane. Attraverso la narrazione, dando la possibilità proprio figlio di raccontarsi, di parlare di un proprio piatto preferito, un gioco preferito, una favola che ascoltava da piccolo.

Il genitore come memoria storica

Il genitore è la memoria storica del proprio figlio ed ha il compito di aiutarlo ad integrare presente e passato, al fine di favorire un’identità unica in un bambino che è un puzzle di pezzi mancanti da rimettere a posto.

Un buon “meticciamento” è dato dalla oscillazione naturale, aa parte dei genitori e da parte del proprio figlio, tra le due culture quella di origine del bambino e quella di appartenenza ai propri, sentite entrambe come appartenenti e integrate al nucleo familiare.

In una frase: “Innamoratevi del paese che vi ha fatto dono di vostro figlio, perché è parte attiva alla costruzione della famiglia!”.  

 

Dott.ssa Lucia Ciaramella Psicologa di Ai.Bi.

 

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it