Campagna #adozioneunacosameravigliosa

#Adozioneunacosameravigliosa. “Da quando sono mamma, il dialogo con colei che mi ha abbandonato ha trasformato i ‘perchè’ dell’adolescenza in un ‘grazie'”

La meraviglia di quell”officina dei miracoli’ chiamata adozione diventa realtà anche grazie al coraggio e alla forza di una madre che capisce, dopo aver dato la vita a un bambino, di doverlo donare a chi potrà prendersi meglio cura di lui

La consapevolezza di questo autentico atto d’amore è la miglior risposta a tutte le possibili domande di un figlio adottivo

Campagna #adozioneunacosameravigliosaGreta Griffini ha 38 anni. Vive in provincia di Torino con il marito Lorenzo, è mamma di 4 bambini: Giorgio, Margherita, Paolo e Laura. Aveva quasi 4 anni quando è stata adottata.

Le sue riflessioni, per la Campagna di Ai.Bi. #adozioneunacosameravigliosa trasmettono la serenità di chi ha fatto pace con il passato, ma soprattutto raccontano la ricchezza dell’adozione e l’amore che una bambina accolta e amata, è capace di donare a sua volta.

Ho capito di essere un dono dopo la nascita della mia seconda figlia. La prima gravidanza era stata un susseguirsi di emozioni, perché ogni giorno era una nuova scoperta e perché qualcosa stava cambiando dentro e fuori di me; la terza è stata vissuta serenamente, la quarta un po’ inaspettata, ma mi ha regalato una figlia bellissima.
Dopo 4  gravidanze molto diverse tra loro – e 4 parti altrettanto diversi – ho avuto la maggior consapevolezza di come erano andate le cose trentotto anni fa.

Dopo la nascita di Margherita, mentre la tenevo in braccio e la guardavo ho provato a mettermi nei panni di colei che mi ha dato la vita: da lì un susseguirsi di emozioni si sono poi tramutate in una sorta di lettera che le stavo scrivendo a occhi aperti.
Chi sei tu?’: questa era la domanda che girava nella mia testa mentre mi immaginavo una ragazzina, oppure una donna adulta che stava vivendo tutte quelle emozioni che io stessa avevo vissuto.
Ed ancora domandavo a colei che mi ha messa al mondo cosa l’avesse spinta a donarmi la vita piuttosto che non farmi nascere… e come avesse vissuto il sentirmi muovere dentro di lei, il dolore delle doglie, il parto, i primi momenti insieme per poi arrivare a quella decisione definitiva: donarmi ad altri.

Perché sono proprio queste due scelte che quella donna ha fatto per me che mi hanno permesso di essere oggi figlia. Sì!! Lei mi ha donato la vita; lei mi ha donato ad altri.
Per un ragazzo adottato a volte non è così facile capire l’abbandono e comprendere che in realtà nell’essere stati abbandonati siamo stati donati ai nostri genitori.
A volte l’abbandono viene vissuto come un tradimento da parte di colei che ci ha messo al mondo e non riusciamo a capire che quello è stato un vero atto d’amore.

Nel momento in cui quella donna ha deciso di donarci è come se ci avesse sussurrato: ‘Piccola mia, io non posso più tenerti tra le mie braccia, non perché io non ti voglio bene, ma perché voglio darti la possibilità di essere amata ancora di più di quanto possa fare io adesso’.
Ed ecco la nostra grande fortuna! Ecco la scelta unica e irripetibile che è stata fatta per noi!

Ogni volta che penso a questo, soprattutto adesso che sono mamma, mi stupisco di quanta forza ci sia stata perché credo che io non sarei in grado di poter prendere una scelta simile. Non avrei quella forza che spinge a dire: ‘Io voglio donarti ad altri’. E tutto quello che sento di dire a colei che ha scelto di non tenermi con sé è GRAZIE, grazie per questo grande dono che mi hai fatto”.