Adozioni Internazionali: è possibile evitare il fallimento adottivo?

La domanda che ci si pone è semplice. Come è possibile evitare che l’iter adottivo non vada a compimento? Come si possono evitare i fallimenti adottivi? Sia in fase di abbinamento, che al rientro, o dopo molti anni.

La risposta è altrettanto semplice: conoscere le famiglie e conoscere i bambini. Ogni storia ha sempre la sua narrazione. L’unicità di ogni situazione non può non spingerci però a rilevare che esistono caratteristiche comuni.

In primo luogo l’adozione è una questione che riguarda una relazione, un incontro. L’incontro tra genitori e figli è, in realtà, mettere insieme i bisogni dei bambini e le responsabilità dei genitori. Ecco che diviene ovvio che nessuno può essere lasciato solo. Né il bambino, né la coppia.

Oggi, le ricerche ci portano ad avere solo alcune certezze:

  • I bambini in istituto hanno ogni anno un ritardo di 4/5 mesi nello sviluppo.
  • I bambini che riescono ad essere adottati da una famiglia hanno un sostanziale recupero (molto rapido nei primi 3 anni) sia da un punto di vista fisico (peso, altezza, circonferenza cranica), che da un punto di vista emotivo e cognitivo.
  • Che la possibilità di recupero è possibile qualsiasi siano le difficoltà di partenza e che il recupero assume una dimensione costante e di uguale entità.

Cosa occorre dunque per far fronte a queste situazioni? Quale deve essere l’impegno dei professionisti?
Ci vuole conoscenza, ci vuole informazione, ci vuole formazione, momenti di incontro.
La formazione insieme alla conoscenza della coppia, scevra da giudizi e valutazioni su tematiche che nulla hanno a che vedere con l’adozione, e le sue particolarità, è il presupposto fondamentale, che rende il percorso di valutazione un possibile, e l’indispensabile fattore di protezione nei confronti dei fallimenti adottivi. Che sono sempre un dramma per tutti soggetti coinvolti: bambini, genitori.

Per questo motivo stiamo cercando di creare (i gruppi di coppie) più momenti di incontro dove le coppie possono conoscere sé e i bambini. Momenti di confronto e scambio tra coppie. Perché i genitori adottivi, per la particolarità dell’esperienza, si sentono come parte di un clan, hanno bisogno di parlare, di dire.