Adozioni Internazionali: quando un figlio è invisibile!

Fra i documenti che i genitori devono procurarsi una volta rientrati in Italia con un bambino appena adottato ce ne sono diversi, ma il permesso di soggiorno non è più fra questi dal 2007!

Sembra inverosimile la storia di una coppia che, recatasi all’Ufficio Anagrafe del Comune di Roma per registrare la residenza del loro bambino (requisito necessario per poter accedere a servizi basilari quali il pediatra), si è sentita rispondere dagli impiegati comunali che il kit dell’immigrato e il permesso di soggiorno erano indispensabili per registrare un cittadino straniero. Il sistema informatico che consente le registrazioni anagrafiche dei cittadini stranieri, richiede che sia inserito il numero di permesso di soggiorno per effettuare la compilazione informatica. ( è da sottolineare che un bimbo adottato acquisisce la cittadinanza italiana solo dopo la sentenza definitiva del Tribunale dei Minori).

La domanda sorge spontanea: la Pubblica Amministrazione si è forse dimenticata dei nostri figli adottivi quando ha progettato il “sistema”?

Non ci sono alternative per risolvere questa situazione paradossale: o il Tribunale dei Minori provvederà a riconoscere le procedure di adozione nel tempo record del giorno seguente all’ingresso del minore in Italia oppure la Pubblica Amministrazione italiana modificherà il sistema informatico.

Le assurdità non si sono fermate purtroppo a questo: la stessa coppia, al momento del rilascio del codice fiscale, ha dichiarato la provenienza del loro figlio: la Repubblica Democratica del Congo. Incredibilmente, il funzionario ha comunicato ai due genitori che il Congo non era presente negli elenchi. È toccato alla coppia, sempre più incredula, spiegare all’ignaro addetto che il Congo, per ragioni politiche, ha spesso cambiato nome e che, probabilmente, era ancora presente negli elenchi con il suo nome precedente, ovvero Zaire. Proprio così: il paese di provenienza del bambino era registrato come Zaire e non come Repubblica democratica del Congo.

Speriamo che questo sia solo un caso isolato e non dimostri, una volta di più, la scarsa attenzione che in Italia ricevono i genitori e i figli adottivi.