Adozioni. Rdc. Comitato Genitori Rdc: “Viviamo nel silenzio più assoluto da parte delle istituzioni, soli e abbandonati a noi stessi”

rdc3 (1)Tornano a scrivere i 40 genitori adottivi del Congo che da oltre 2 anni aspettano invano i loro figli regolarmente adottati ma che ancora non hanno lasciato il Paese africano. E il dolore non è solo questo: quello che li attanaglia maggiormente è non avere alcuna notizia e segnale da parte delle istituzioni. Il non essere considerati e degnati di alcuna attenzione a differenza invece di quanto accade negli altri Paesi d’Europa e del mondo dove le istituzioni costantemente tengono aggiornate le famiglie.

Non in Italia,dove 40 genitori, costituitisi in comitato cercano disperatamente di sapere qualcosa. Ma non ottengono nulla. E dopo conferenze stampa, proteste e incatenamenti in piazza non gli resta che sfogare la propria rabbia sul blog in cui cercano ogni giorno di ottenere delle risposte.

Riportiamo di seguito la lettera del Comitato genitori adottivi Rdc.

“Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti…” veniva cantato

Siamo a 890 giorni di attesa. Siamo definitivamente abbandonati da tutti.  Sapete ormai che la Commissione Adozioni Internazionali non comunica con i genitori dall’inizio del nostro viaggio e per una scelta. Perché quella messa in atto fino ad ora, non possiamo considerarla vera comunicazione.

Sapete che all’estero invece i genitori sanno ed addirittura tramite i social, utilizzati  serenamente anche dalle istituzioni coinvolte. Sapete che non riusciamo più a vivere in queste condizioni.  Sapete, anche, che una lista che coinvolge 8 bambini italiani pare essere stata emessa giorni fa, tuttavia non è dato sapere dalle istituzioni quali enti coinvolga e a che punto si trovi  lo sblocco di questi altri figli. Da ieri un’altra lista pare, e diciamo pare perché non vi è certezza, di altri 6 bambini è stata comunicata nelle medesime condizioni. Sapete pure che quanto sta accadendo in RDC, in ordine all’esame dei nostri dossier, ci è precluso.

Alcuni parlamentari con noi chiedono contezza e spiegazioni, visto che le nostre telefonate non servono a nulla, le nostre missive rimangono lettera morta e le nostre richieste di un confronto aperto neppure vengono raccolte.

Eccetto i parlamentari sensibili alla nostra causa, noi non abbiamo nulla:

NESSUN SUPPORTO, NESSUNA CONSIDERAZIONE, NESSUNA POSSIBILITA’ DI CONOSCERE CIO ‘ CHE STA ACCADENDO AI NOSTRI FIGLI E QUANTO STA  FACENDO IL NOSTRO STATO.

Comprendete fino in fondo la nostra disperazione? Comprendete fino in fondo la nostra lotta?

Noi avevamo fiducia nel nostro Stato. Ma ora ci scontriamo con il dolore delle nostra vicenda ed un trattamento inconcepibile nei riguardi di normali cittadini, senza tutela e senza diritti, nemmeno se fossimo dei delinquenti.

Non auguriamo a nessuno, mai al mondo, di vivere questa  storia, che ci pare una congiura.

Chiediamo l’aiuto di tutti affinché possiate parlare di questa nostra vicenda, affinché nessun altro possa vivere questo strazio.

Noi continuiamo, perseveriamo nel pretendere risposte che non giungono.

Ci fosse stato un minore assegnato ad una coppia di “Papaveri” saremmo oggi a questo?