Bambini in alto mare: la risposta di Ai.Bi. all’emergenza

IN-ALTO-MARE 200Agire subito. Anziché parlare o discutere, scendere in campo immediatamente per alleviare il dolore dei sopravvissuti al naufragio avvenuto al largo di Lampedusa e soprattutto per affrontare l’emergenza migranti.

Superano 300 i morti recuperati, è ignoto il numero dei dispersi e i sommozzatori fra le lacrime raccontano immagini terribili di mamme abbracciate ai loro figli di pochi anni, annegati insieme.

Si chiama “Bambini in alto mare” il progetto di emergenza di Amici dei bambini, un piano di intervento a tutto campo che fa leva sul cuore, la vocazione e la forza dell’associazione: le famiglie e le loro capacità di accoglienza, di fare rete, di offrire tempo, spazi e affetto.

L’attenzione di Ai.Bi. si rivolge in particolare ai più deboli fra i deboli: le mamme sole e i minori non accompagnati (ogni anno sono circa 2000 i minori non accompagnati che sbarcano in Italia, circa il 10-15 per cento del totale dei migranti. La maggior parte ha tra gli 11 e i 17 anni, ma ci sono anche bambini molto piccoli, di 3-4 anni).

Per stare al loro fianco Ai.Bi. aprirà immediatamente una sede operativa nei luoghi degli sbarchi. L’intervento partirà da una Comunità di Pronta Accoglienza per minori stranieri non accompagnati, capace di intervenire entro 24 ore dalla segnalazione. Da qui, si svilupperà un sistema di accoglienza articolato: comunità mamma bambino, centri per i minori, ma soprattutto una rete di famiglie volontarie supportata dalle 15 sedi Ai.Bi. sul territorio, pronte a offrire la loro ospitalità, a prestare servizio e assistenza, ad accogliere, ove possibile, in affido.

E’ questa la prima linea di intervento del progetto: l’accoglienza.

“Bambini in alto mare” è un progetto immediato, per fornire subito risposte alle emergenze.

Ma “Bambini in alto mare” è anche un progetto ampio, di lungo corso, che avrà dunque altre due fondamentali linee guida: la prevenzione (lavorando nei luoghi di partenza dei migranti, per monitorare i minori in stato di abbandono, per evitare che diventino vittime della tratta, per sostenere le famiglie ed evitare la loro disgregazione) e il rimpatrio assistito (ove il minore lo scelga e sia possibile, mediante ricerche nel suo Paese d’origine, Ai.Bi. si adopererà per favorire un ricongiungimento familiare o un suo positivo rientro affettivo e lavorativo).

A chi è rivolto l’appello di Ai.Bi.?

-a famiglie disposte ad aprire la loro casa per accogliere in affido un bambino straniero non accompagnato;

-a persone disposte ad offrire temporaneamente la disponibilità di una casa libera, una stanza, qualche posto letto per accogliere una mamma sola con il suo figlioletto;

-a chiunque voglia e possa mettere a disposizione il proprio tempo libero per diventare volontario in una delle nostre strutture;

-a chiunque sia disponibile a impegnarsi come dialogatore volontario, promotore del progetto “Bambini in alto mare”, perché bisogna andare nelle piazze, fermare le persone, andare porta a porta per convincere tutti i cittadini italiani a fare qualcosa, a scendere in campo, a dire basta a queste stragi vergognose;

-a chiunque voglia e possa dare un sostegno economico, con una donazione o attivando un Sostegno senza distanza.

Ai.Bi. non lascerà sole le famiglie che si aprono all’accoglienza. Un operatore specializzato seguirà ogni nucleo familiare formato da mamma e figlioletto così come ciascun bambino che verrà accolto.

All’indomani dell’appello pubblicato sul sito di Amici dei bambini, sono già tante le famiglie che hanno risposto. Tanti gli italiani di buona volontà che vogliono sapere che cosa possono fare e come farlo. Adesso, subito.

Il cuore del progetto Bambini in alto mare è proprio questo: tutti possono fare qualcosa, nessuno escluso.

 

Collegandosi al sito  chiunque potrà avere aggiornamenti in tempo reale sul progetto.

Il tam tam della solidarietà è appena cominciato. Le famiglie sono la nostra risorsa. La missione di Ai.Bi. resta quella di sempre, in prima linea: NON LASCIAMOLI SOLI