Brescia. Crollo delle adozioni, il Tribunale per i Minorenni corre ai ripari: con il protocollo di intesa procedure adottive più veloci e uniformi

gatto tm bresciaDi fronte al crollo delle adozioni, il Tribunale per i Minorenni di Brescia non è stato a guardare. In sinergia con le Agenzie di Tutela della Salute (Ats) della propria area geografica di competenza – che comprende anche le province di Bergamo, Cremona, Mantova e Sondrio – ha promosso un protocollo di intesa per la definizione delle Linee guida in materia di adozione  nazionale e internazionale, firmato a Brescia lunedì 20 gennaio. Un documento grazie al quale chi vorrà adottare troverà condizioni e procedure identiche su tutto il territorio di riferimento del Tribunale. Tempi più brevi per le procedure e risposte più rapide, quindi, ma anche una migliore interazione tra gli enti coinvolti e un sistema di comunicazione più semplice tra famiglie e addetti ai lavori.

I dati sulle adozioni realizzate negli ultimi anni, del resto, costituiscono un forte campanello d’allarme davanti al quale era impossibile rimanere indifferenti. Dal 2010 al 2016 le domande di adozione nazionale arrivate al Tribunale di Brescia sono diminuite del 44%. Peggio ancora è andata a quelle per l’adozione internazionale: – 54%. Solo dal 2015 al 2016, nel Bresciano, le richieste sono scese, nel complesso, da 75 a 50 e nell’intero distretto da 311 a 298 per le adozioni nazionali e da 149 a 125 per quelle internazionali. “Un calo dovuto alla crisi economica, ai problemi dei Paesi stranieri, alla riduzione del numero dei minori adottabili e al ricorso alla fecondazione assistita”, spiega la presidente uscente del Tribunale per i Minorenni di Brescia Maria Carla Gatto, prossima ad assumere il medesimo incarico a Milano. Negli stessi 12 mesi si è verificato un leggerissimo aumento dei minori adottati: da 8 a 12 quelli accolti in adozione nazionale e da 27 a 29 quelli arrivati con l’internazionale. Quest’ultimo dato, pari a circa la metà di quello degli anni precedenti, è comunque una piccola dimostrazione di come la voglia di accoglienza sia ancora fortemente presente nelle famiglie italiane.

A fronte di questa situazione era quindi urgente facilitare le pratiche  adottive sostenendo le famiglie con l’obiettivo di fondo di tutelare i bambini, offrendo loro migliori possibilità di integrazione nel nuovo nucleo adottivo. A questo scopo, magistratura e sanità hanno lavorato insieme e in rete con i territori di riferimento in modo da adeguare le procedure adottive come richiesto dalla riforma sanitaria del 2015.

A seguito della firma del protocollo, le Aziende Socio Sanitarie Territoriali dovranno provvedere alle azioni sociosanitarie relative agli adempimenti sulle adozioni nazionali e internazionali nell’ambito dei consultori famigliari. Alle Agenzie di Tutela della Salute, invece, toccherà coordinare la rete dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali. Un modus operandi che, dall’introduzione  della riforma, ha già permesso il contenimento dei tempi per il conseguimento dell’idoneità all’adozione e un migliore raccordo tra Tribunale e consultori famigliari. La messa in pratica del protocollo assicurerà alle coppie un adeguato percorso, anche formativo e valutativo, e la possibilità di ricevere pari qualità e quantità di prestazioni. In concreto, il protocollo renderà più efficace l’intervento degli organismi istituzionali che, interagendo in modo costruttivo, verificheranno con maggiore efficacia i criteri di idoneità.

Il documento è il punto culminante di un percorso di confronto tra giudici e operatori sanitari iniziato nel 2011, formalizzato  nel 2013 con la sottoscrizione del protocollo, oggi rivisto alla luce dei risultati e delle modifiche del nuovo assetto organizzativo dei servizi. “Abbiamo constatato che le modalità di intervento convergenti tra Tribunale e Servizi – dice Gatto – hanno permesso di conseguire importanti risultati in termini di contenimento dei tempi di risposta giudiziaria alle domande di idoneità all’adozione internazionale, che oggi non superano gli 8 mesi. Metà tempo rispetto alla durata media registrata in passato. Il dialogo tra le istituzioni permette di rendere omogenei gli approfondimenti qualitativi per le coppie e i rispettivi percorsi di formazione e informazione. Questo ci ha indotto a confermare i contenuti del protocollo in vigore”.

 

Fonti: Avvenire, Il Giornale di Brescia, La Voce del Popolo