Cancro al seno. Il farmaco che fa sperare

I risultati di uno studio internazionale durato sette anni aprono prospettive per migliaia di pazienti

Un farmaco già noto per il trattamento del carcinoma mammario in fase avanzata mostra ora risultati promettenti anche nelle forme precoci. Si tratta di Abemaciclib, commercializzato come Verzenio, che – assunto in combinazione con la terapia ormonale – ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza e ridurre il rischio di recidiva nelle pazienti con tumore al seno HR+ / HER2- ad alto rischio.
Lo studio internazionale MonarchE, condotto su oltre 5.500 pazienti e seguito per sette anni, ha evidenziato un beneficio clinico sostanziale: rispetto alla sola terapia endocrina, due anni di trattamento con Abemaciclib hanno ridotto in modo significativo le probabilità di recidiva e aumentato la sopravvivenza libera da malattia invasiva. Al momento, i dati sono stati diffusi da Eli Lilly Oncology e riportati da ScienceAlert (in Italia la notizia è stata ripresa dall’Huffington Post), ma verranno presto presentati in un congresso medico e successivamente sottoposti a revisione paritaria.

Come funziona il farmaco

Il meccanismo d’azione di Abemaciclib si basa sull’inibizione selettiva delle chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6 (CDK4/6), enzimi cruciali per la proliferazione delle cellule tumorali. Bloccando il ciclo cellulare, il farmaco impedisce la moltiplicazione delle cellule maligne, risultando particolarmente efficace se abbinato a trattamenti endocrini come tamoxifene, fulvestrant o inibitori dell’aromatasi.
Il carcinoma mammario resta il tumore più diagnosticato nel nostro Paese, con circa 56.000 nuovi casi l’anno, e uno dei principali a livello mondiale, con oltre 2,3 milioni di diagnosi. Anche se è notizia proprio di questi giorni che, secondo le previsioni delle associazioni oncologiche inglesi – allineate a quelle che già erano le revisioni italane – entro i prossimi 15 anni il cancro alla prostata è destinato a diventare il più diffuso, superando il tumore al seno.
Tornanso a quest’ultimo, a oggi, comunque, nonostante i progressi, le forme metastatiche continuano a causare circa 670.000 decessi ogni anno nel mondo e quasi 14.000 in Italia.
L’arrivo di nuove terapie come Abemaciclib rappresenta dunque una speranza concreta per migliaia di pazienti.