Convegno Oltre l’Aborto, Kris Faasse: perché è etica l’adozione in pancia?

Presentiamo Kris Faasse, direttrice nazionale del Bethany Adoption Service, agenzia statunitense per le adozioni, invitata al Convegno Internazionale di Ai.Bi. che si terrà a Monte Colombo settimana prossima dal 27 al 29 agosto.

Kris Faasse è un’esperta di adozione. Da più di venti anni si occupa di adozione del nascituro, la cosiddetta adozione in pancia o adozione aperta, che tanto viene osteggiata in Italia. E che oltreoceano si rivela invece un ottimo strumento di prevenzione dell’aborto.

In caso di gravidanze difficili – i casi nient’affatto rari negli Stati Uniti in cui una donna incinta stenterebbe a mantenere un figlio da sola, e quindi sarebbe motivata a interrompere la gravidanza – la normativa statunitense prevede che la madre possa selezionare e scegliere una coppia adottiva alla quale dare il figlio. La coppia sostiene tutte le spese del parto. Regolamentata in modo tale che la mamma abbia sempre la possibilità di retrocedere dalla sua scelta e di decidere, anche all’ultimo momento, di tenersi il bambino, l’adozione del nascituro è una prassi che Ai.Bi. intende introdurre per legge anche in Italia, all’interno della proposta di riforma legislativa sull’adozione internazionale.

È una proposta di accoglienza innovativa. Può rivelarsi decisiva per sciogliere una crisi che a livello internazionale intrappola l’adozione e, al tempo stesso, salvare centinaia, anzi migliaia e migliaia di bambini che rischiano di vivere senza una famiglia.

“Ho lavorato personalmente nelle adozioni aperte per più di 20 anni – dichiara Kris Faasse – cosa che mi ha concesso un posto in prima fila davanti alle sue gioie e ai suoi benefici, tanto quanto alle sfide che rappresenta. I rapporti umani non sono mai privi di sfide. Dunque, nessuna sorpresa se i rapporti coinvolti in un’adozione aperta ne possono contenere alcune. Ma sono i benefici che essa offre tanto alle madri e alle loro famiglie, quanto alle coppie adottive, che contano di più”.
In molti casi, da quanto riferisce la Faasse, sono i genitori adottivi ad avere paura di intraprendere un’adozione di questo tipo. È fondamentale garantire allora un adeguato accompagnamento a comprendere il contatto tra madre e coppia adottante come un vero e proprio “patto di alleanza”, in virtù del quale il bambino crescerà con ogni garanzia di cui abbisogna, compresa la conoscenza della sua storia di adozione.

Come affrontare questa paura? Lo scopriremo dalla voce di Kris Faasse stessa, durante il Convegno.