Crisi delle adozioni internazionali: anche per il CIAI gli enti autorizzati sono troppi

A seguito della pubblicazione del Rapporto CAI sulle adozioni internazionali svolte nel 2011, anche l’ente autorizzato CIAI, Centro Italiano Aiuti per l’Infanzia, si pronuncia sui troppi enti italiani e sui costi dell’adozione internazionale. Analizzando i dati – scrive il sito del CIAI – emerge che, a fronte di un calo nei decreti di idoneità, si assiste ad un incremento percentuale nei conferimenti d’incarico; questo fenomeno potrebbe essere letto come “maggiore consapevolezza delle coppie che si avvicinano all’adozione” (dalle dichiarazioni di Daniela Bacchetta, vice presidente CAI). Queste coppie richiedono, giustamente, sempre maggiore professionalità a chi li deve formare e seguire nel post-adozione.

«Il costo di questi servizi altamente professionali non può, però, ricadere sulle famiglie – dice Paola Crestani, presidente di CIAI -. Perciò chiediamo allo Stato di farsene carico: finanziando gli enti autorizzanti o studiando nuove forme di sgravi fiscali per le famiglie».

Gratuità del servizio, deve essere la parola d’ordine. Così come già avviene per le adozioni nazionali.

Il numero degli Enti

Colpisce la frammentazione dell’attività degli enti autorizzati, dove 11 enti su 65 fanno il 45% delle adozioni. Un fenomeno tutto italiano che è stato sottolineato anche dalla Commissione Onu di verifica della Crc.

«Una revisione della legge che tenga conto dell’elevato numero di Enti – dice Paola Crestani – sarebbe auspicabile anche per adeguarsi alle linee guida del Bureau dell’Aja».