Crollo affido. Meno 700 famiglie in due anni. Il comune di Milano consegna la gestione dell’affido al privato sociale

L’affido è in caduta libera: diminuiscono le famiglie  – in due anni ben 700 di loro sono uscite dal sistema –  tanto che dai 15.200 affidi del 2008 si è passati ai 14.500 del 2010, in base ai dati forniti dal Ministero del lavoro e delle Politiche sociali (Quaderni della ricerca sociale n. 19).

In Italia la situazione dei minori fuori famiglia è ancora preoccupante: erano 23.600 nel 2000, sono diventati 29.300 nel 2010, pari ad un aumento del 24%.

Le comunità educative, dal canto loro, ospitano ancora un elevato numero di bambini e adolescenti: 14.781 minori,  ovvero la maggioranza sul totale dei fuori famiglia.

Quali sono dunque le cause del crollo dell’affido? Perché 700 famiglie hanno rinunciato ad aprirsi all’accoglienza?

Molteplici possono essere le motivazioni: da un lato la mancanza di un progetto preciso su ogni singolo minore inserito in affido, dall’altra la difficoltà dei Servizi sociali di farsi carico della gestione complessa del sistema.

Conseguenza immediata di questa realtà è il perpetuarsi dell’affido “sine die”, una condizione di sofferenza prolungata per minori che vivono l’abbandono ogni giorno, in attesa di una famiglia che li riaccolga come figli.

Le ultime statistiche confermano infatti che gli affidi sono troppo lunghi, un “abbandono  mascherato” ancora più nocivo e pericoloso. Il 55.9% degli affidi durano oltre i due anni previsti dalla legge (dati 2008), oltre ad essere considerati “difficili” :  il 40% dei bambini fuori famiglia arriva da vari percorsi di protezione (comunità, altri affidi, etc) , manifestando ancor più forte il trauma dell’abbandono.

Il sistema attuale non è quindi facilmente gestibile ed efficace, né garantisce il primario interesse del minore a crescere in famiglia.

Il comune di Milano, ad esempio, uno dei più attrezzati per la gestione dei servizi sociali, ha recentemente deliberato di stanziare un milione e 800mila euro a sostegno dell’affido (dal 2013 al 2015) chiedendo un maggior intervento del privato sociale. A tal fine il Comune stesso aprirà un bando, l’anno prossimo, per assegnare ad alcuni Enti, del privato sociale, la gestione di tutti le azioni che riguardano il progetto di affido.

A questo proposito il manifesto di Ai.Bi. sull’affido, che sarà presentato il prossimo 20 Dicembre a Milano, in occasione dell’incontro “Collasso economico del sistema di accoglienza: Affido vs Comunità. Ipotesi di lavoro e di gestione” , propone una serie di soluzioni tra le quali:

la temporaneità dell’affido con la proposta di cambio nome in “Affido familiare temporaneo”con una durata massima di due anni, dopodiché o c’è il reintegro del minore in famiglia d’origine o l’adozione;  l’ingresso del privato sociale con la creazione di un albo degli Enti Autorizzati per la gestione dell’affido.