Esiste una cultura di appartenenza per i bambini abbandonati?

Alessandro scrive:

Buongiorno, servirebbero maggiori dettagli per potersi esprimere con la dovuta serietà, ma definire “antiquata” o “datata” l’Indian Chid Welfare è sbagliato. Troppe volte, al contrario nel passato, non si è tenuto conto delle diversità culturali nel togliere i bambini alle famiglie Native Americane, con il risultato di minare alla base la stabilità emotiva e psicologica dei bambini tolti alle proprie famiglie Native.


Il problema è molto più complesso di come viene rappresentato

Vi ringrazio comunque per averne parlato,

Saluti


Alessandro

 

 

 

Irene-BertuzziGentile Alessandro,

è interessante quanto scrive rispetto alla stabilità emotiva dei bambini tolti alle famiglie native. La riflessione che però dobbiamo fare è quella relativa alla situazione di abbandono dei bambini:

esiste una cultura di appartenenza per i bambini abbandonati? Quali radici possono avere questi bambini se non sono radicati in niente ? Noi apparteniamo a qualcuno nella misura in cui ciascuno di noi ha potuto sperimentare l’affetto, l’amore, le cure e le relazioni . Ma un bambino abbandonato, che vive in un istituto, credo proprio che non abbia potuto fare questo tipo di esperienza.

L’abbandono è la negazione della cultura stessa. Spesso sentiamo dire che occorre stare attenti a sradicare i bambini, soprattutto se grandicelli, dal loro paese. Ma quale significato ha quel paese per un bambino che è nato, vissuto o stato inserito in un istituto dove respira soltanto l’aria dell’assistenza e non dell’accoglienza?

Un saluto

Irene Bertuzzi

Responsabile Area Tecnica Formazione di Ai.Bi.